Edizioni dell’Istituto Italiano di Cultura di Napoli
ICI Edizioni
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dicembre 2022 – gennaio 2023
Istituto Italiano di Cultura di Napoli
I C I
via Bernardo Cavallino, 89 (“la Cittadella”); 80131 Napoli (Italia)
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prefisso editore: 8889203; 8885605 – codice Alice: 44935 – codice editore: 206490
Direttore editoriale: Roberto Pasanisi
distribuite da
Libri Diffusi – Fastbook
L’Istituto Italiano di Cultura di Napoli (ICI) (www.istitalianodicultura.org; ici@istitalianodicultura.org), in collaborazione con la rivista internazionale di poesia e letteratura “Nuove Lettere” (da esso edita), pubblica cinque collane editoriali: due di poesia (entrambe dirette da Roberto Pasanisi: una intitolata Lo specchio oscuro, l’altra — di plaquette — intitolata Nugae); due di narrativa (una già diretta da Giorgio Saviane ed intitolata La bellezza; l’altra — di plaquette — diretta da Roberto Pasanisi ed intitolata Gli angeli); e due di saggistica letteraria (una già diretta da Franco Fortini ed intitolata Lettere Italiane; l’altra — di plaquette — diretta da Roberto Pasanisi ed intitolata Romanitas).
Le ICI Edizioni Elettroniche pubblicano tre collane di libri elettronici: una di poesia (Adriana), una di narrativa (La Cittadella) e una di saggistica (Neapolis).
In Catalogo ci sono oltre 200 titoli e tre periodici.
Il Comitato scientifico dell’Istituto è composto da: Steven Carter (docente di Lingua e letteratura inglese all’Università della California, Bakersfield), Massimo Cocchi in memoriam (professore di Alimenti e Nutrizione Umana presso la Facoltà di Medicina Veterinaria dell’Università di Bologna); Giovanni Dotoli (professore emerito di Lingua e letteratura francese all’Università “Aldo Moro” di Bari e docente all’Università della Sorbona di Parigi); Constantin Frosin (docente di Lingua e Letteratura francese all’ Università “Danubius” di Galati; scrittore) in memoriam, Antonio Illiano (professore emerito di Lingua e Letteratura italiana alla University of North Carolina at Chapel Hill), Roberto Pasanisi (già direttore dei dipartimenti e docente, Polo Universitario “Principe di Napoli”; direttore dell’Istituto Italiano di Cultura di Napoli e di “Nuove Lettere”; scrittore; psicologo clinico e psicoterapeuta), Vittorio Pellegrino (già presidente dell’Ente Provinciale per il Turismo di Napoli; neuropsichiatra, già Direttore del Servizio d’Igiene Mentale e docente all’Università di Napoli “Federico II”) in memoriam, Mario Selvaggio (professore di Lingua e letteratura francese all’Università di Cagliari); Mario Susko (già ordinario all’Università di Sarajevo; docente di Letteratura americana alla State University of New York, Nassau; scrittore) e Násos Vaghenás (docente di Teoria e critica letteraria all’Università di Atene; scrittore). Ne hanno fatto parte dall’inizio fino alla prematura scomparsa gli scrittori Dario Bellezza, Franco Fortini (già ordinario di Storia della critica all’Università di Siena), Giorgio Saviane e Nguyen Van Hoan (docente di Letteratura italiana e di Letteratura vietnamita all’Università di Hanoi).
Le Edizioni dell’Istituto hanno pubblicato e pubblicano, spesso in séguito alla vittoria del Premio “Letteratura”, testi di grande rilievo scientifico e creativo: uno dei più recenti, uscito nel dicembre 2022 con prefazione e note critiche e nella traduzione di Luciano Mastrogiacomo, è la seconda edizione interamente riveduta (dopo la prima pubblicata dalle Edizioni dell’Istituto nel 2018) de Il cuore della notte, uno dei maggiori ‘romanzi brevi’ di Nagib Mahfuz, scrittore Premio Nobel per la letteratura nel 1988, che per primo ha dato forma ad una narrativa araba classica di portata universale.
Altrettanto rilevante è stata nel 2022 la pubblicazione dell’antologia della lirica italiana di oggi Ma in attendere è gioia più compita. Il fiore della poesia italiana contemporanea, curata da Roberto Pasanisi; prefata da Giovanni Dotoli, grande francesista di fama internazionale e poeta, professor emeritus all’Università di Bari “Aldo Moro” e docente all’Università della Sorbona di Parigi; postfata da Mario Selvaggio, anche lui poeta riconosciuto e rinomato studioso della lingua e della letteratura francese, docente all’Università di Cagliari.
Di grande rilievo nel 2022, sempre a dicembre, è stata pure la pubblicazione nella collana Nugae di due raffinate plaquette di poesia: La vita attorno ad una tazzina di caffè – 1948 Rione Sanità – Napoli di Giulio Salamiti (Prefazione di Martina Di Bella, allieva del Master telematico in Psicologia dell’arte e della letteratura del CISAT, il Settore di Psicologia dell’Istituto Italiano di Cultura di Napoli)
e Second’aria di Monia Costantino (Prefazione di Rosa Villari, allieva del Master telematico in Psicologia della Musica e Musicoterapia del CISAT, il Settore di Psicologia dell’Istituto Italiano di Cultura di Napoli).
L’iranista e arabista che ha curato Il cuore della notte di Mahfuz ha tradotto e curato nel 2022 per le Edizioni dell’Istituto anche Con Shobeyro, di Mahmud Dowlatabadi, autore di fama internazionale riconosciuto come uno dei maggiori scrittori persiani contemporanei.
Significativa nel corso dell’anno accademico anche l’edizione del saggio dantesco di Antonietta Benagiano Dante Alighieri. L’essilio che m’è dato…,
Come si legge nella Nota in IV di copertina, estratta dalla prefazione di Roberto Pasanisi L’attimo che scorre nell’eterno:
Parlare di Dante oggi, e del suo «essilio», come fa offrendoci un laboratorio interiore di raffinate emozioni Antonietta Benagiano, a 700 anni dalla nascita, vuol dire parlare della poesia, del suo ruolo e del suo senso nella società moderna, dopo quella che fu chiamata la ‘civiltà delle macchine’. È quello che si chiedeva Eugenio Montale nel discorso che pronunciò in occasione del conferimento del Premio Nobel, il 12 dicembre 1975: È ancora possibile la poesia? «Nel mondo c’è un largo spazio per l’inutile, e anzi uno dei pericoli del nostro tempo è quella mercificazione dell’inutile alla quale sono sensibili particolarmente i giovanissimi. […] Le comunicazioni di massa, la radio e soprattutto la televisione, hanno tentato non senza successo di annientare ogni possibilità di solitudine e di riflessione. […] Ma non è credibile che la cultura di massa per il suo carattere effimero e fatiscente non produca, per necessario contraccolpo, una cultura che sia anche argine e riflessione. […] Nella attuale civiltà consumistica che vede affacciarsi alla storia nuove nazioni e nuovi linguaggi, nella civiltà dell’uomo robot, quale può essere la sorte della poesia?». […] L’engagement estetico, psichico e sociale della poesia risponde con precisione a codesta domanda: «L’uomo tende a addormentarsi nella propria normalità, si dimentica di riflettersi, perde l’abitudine di giudicarsi, non sa più chiedersi chi è. È allora che va creato artificialmente, lo stato di emergenza: a crearlo ci pensano i poeti. I poeti, questi eterni indignati, questi campioni della rabbia intellettuale, della furia filosofica» (Pier Paolo Pasolini). Perché un grande romanzo o una grande poesia possono insegnarci – sulla psiche umana – molto più di un grande trattato di psicologia. […] E sono gli artisti stessi che ci rispondono, i letterati, i filosofi, i cineasti artisti (idest quelli che producono il ‘cinema d’arte’, totalmente a sé rispetto al cinema mainstream, ovvero commerciale): chi potrebbe meglio di loro spiegarci a che serve la poesia? E come e perché sia sopravvissuta al dominio della tecnica (Emanuele Severino), e come fieramente la contrasti? Ma anche i filosofi della scienza: «Noi sentiamo che, anche una volta che tutte le possibili domande scientifiche hanno avuto risposta, i nostri problemi vitali non sono neppure toccati» (Ludwig Wittgenstein). Perché, domandate? Beh, perché «Sono certo che saremmo persi senza un ritorno ai valori spirituali. La via spirituale è l’ultima possibilità rimasta all’uomo. […] L’arte è indispensabile: la qualità divide gli uomini, mentre l’arte li unisce profondamente. L’arte è il segno della nostra identità universale. […] L’arte è tutto. Ma oggi […] viviamo sotto la dittatura dell’informazione politica e dello sport. Nessuno parla più dell’uomo, dell’arte: solo politica e sport. Inoltre, siamo vittime dei banchieri, del denaro, mentre la sola salvezza dell’uomo è l’arte» (Éugene Jonesco). […] E allora cosa opporre al dominio del funzionalismo moderno, del pragmatismo più bieco e autocratico, del consumismo più radicale, che hanno trasformato l’essere umano in consumatore vorace ed ottuso del mercato globale? […] Ma l’arte è ribellione estetica allo ‘stato delle cose’, ricreazione continua del mondo, accensione inquieta e lacaniana del desiderio e dell’immaginazione, estasi sublime e lacerante di eros e poesia – è θεία μανία, come diceva Platone nel Fedro: «Considero la poesia una fonte d’innocenza colma di risorse rivoluzionarie. La mia missione consiste nel dirigere queste forze contro un mondo che la mia coscienza rifiuta di accettare, esattamente in modo da rendere quel mondo, attraverso continue metamorfosi, più in armonia con i miei sogni» (Odisseo Elitis). […] È questa la risposta finale alla domanda di Montale: la poesia non è solo ancora possibile, ma è soprattutto necessaria quanto il pane, quanto l’acqua, quanto l’aria che ci fa vivere e ci aggancia – complessa, difficile e indispensabile quanto le cose semplici e basilari – secondo l’insegnamento dell’antica meditazione Vipassana, al presente, ovvero all’attimo che scorre da sempre e per sempre nell’eterno. Perché nulla dura per sempre, tranne la poesia.
Fuori Collana è uscito un giallo avvincente, una detective story al calor bianco di un’autrice già vincitrice del Premio “Letteratura”: Mariateresa Izzo, Le tre vite di André. Il Giudice Rosati nell’Isle of Dogs – la Prefazione è di Serenella Iovino, una sua ex allieva, oggi Professor of Italian Studies and Enviromental Humanities,
University of North Carolina at Chapel Hill, U.S.A.
Il romanzo autobiografico di un’altra premiata, Amedea Mantovan Regazzo, Storie di famiglia, evoca attraverso una preziosa ricostruzione storica événemential, come direbbe la storiografia francese – arricchita da un ampio e variegato corredo di rarissime foto d’epoca e con tenera ma sofferta nostalgia d’antan – tredici anni di ricordi di guerra e di profugato nell’immediato dopoguerra in territorio veneto (1940 – 1953).
E Il colore delle emozioni d’amore? Questa è una raccolta di versi che possiamo raccontare e sintetizzare in un solo sintagma: poesie d’amore, nella fantasmagoria dei colori di tutto il loro spettro che stanno per lo spettro declinabile e declinato all’infinito delle emozioni di questo antico sentimento di sempre e per sempre.
Last but not least, in questo 2022 così ricco editorialmente, con un libro del nostro tipografo, grafico e poeta napoletano Alfonso Longobardi entriamo nel cuore della Napoletanità e della storia di ‘Napoli Capitale’ – dell’Italia, della Campania, del Sud Italia:
Nu poco ‘e mme nu poco ‘e Napule. ‘O tiempo passa ‘e che fà, i’ vulevo sulo nu poco d’alleria «è – come scrive Roberto Pasanisi nel saggio di Napoletanistica che introduce la raccolta – un omaggio alla tradizione della poesia (e della canzone) napoletana sul filo della malinconia e della nostalgia. È una poesia che evoca modi e atmosfere digiacomiane. Pensiamo a liriche stupende come Na tavernella (Vierze nuove, 1901) […] Sono per lo più tenere ariette del cuore, i versi di questo poeta, che con neo-romantica sensibilità scorre i luoghi della Napoli d’antan: dalle solari colline del Vomero alle aperture mediterranee e marinare (una sorta di Marinero en tierra albertiano) di Posillipo e Marechiaro, dal centro storico del Vasto e della Vicaria al dedalo oscuro e impenetrabile di vicoli dei Quartieri Spagnoli. È una topografia di Napoli tutta à l’intérieur quella che ci offre l’autore, che diventa subito un grand tour del cuore e dei sentimenti intriso di un rimpianto che a volte è dolce come una canzonetta del Chiabrera o di Pindemonte, altre volte cupo e profondo fino a un disperato e disperante cupio dissolvi. […]uno scacco esistenziale non più rimediabile, se non nelle tracce e nei frammenti ‘e nu poco ‘e mme, che non può però essere compensato da nu poco ‘e Napule che rimane, dopo che i carri armati della modernità vi sono passati sopra e il sacco edilizio della città ad opera dei nuovi barbari guidati negli anni ‘50 dal sindaco Lauro – e eisesteinianamente immortalati da Francesco Rosi nelle pellicole engagé de I magliari ( 1959) e Le mani sulla città (1963) – hanno brutalmente violato e deturpato il volto bellissimo del «giardino d’Europa» decantato dal Grand Tour settecentesco, alle origini del turismo moderno, del quale Napoli è stata (con Roma, Firenze e Venezia) l’indiscussa artefice e protagonista oltre che fondatrice.»