Novità editoriali dell’anno accademico 2023-24
….
In occasione della Cerimonia di Premiazione è prevista la commemorazione dei 90 anni dalla scomparsa di Salvatore Di Giacomo, il più grande poeta in lingua napoletana, il Maître poète par éxcellence, al quale l’Istituto Italiano di Cultura di Napoli ha non a caso intitolato, per 10 anni tra la fine degli anni ’90 e gli inizî degli anni 2000, un Corso libero di Lingua e letteratura napoletana, che ha dato un contributo di qualità alla diffusione ed all’amore per la lingua e la cultura napoletana e meridionale non solo nel mondo, ma anche – e forse soprattutto …. – in Italia, dove essa è sempre più misconosciuta, odiata e bistrattata in ogni dove, dai media alla scuola all’università alle istituzioni, nel segno di un’anglomania sempre più imperante e che l’Istituto ha da sempre combattuto come una sua raison d’etre fondante e fondamentale. L’Itanglese e l’Anglitiano dominano, là dove oramai la più gran parte della popolazione – la cosa più inquietante: anche quella più titolata culturalmente e professionalmente – non è in grado di parlare l’ ‘Italiano standard’, ma quello degradato e semplificato che i linguisti chiamano ‘Italiano popolare’ (cfr, l’ormai classico, seppur datato, Gaetano Berruto, L’italiano popolare e la semplificazione linguistica, 1983).
E l’ortografia del Napoletano è completamente sconosciuta ai Napoletani, che tendono a scriverlo così come lo pronunciano, ignorando ad esempio il suono finale indistinto semimuto tipico del nostro dialetto, lo scevà o schwa di derivazione indoeuropea e poi romanza (come in Francese e in Rumeno), facendo terminare graficamente le parole con la consonante antecedente allo scevà – un vero e proprio horror linguistico!
Non certo a caso, ad annunciare ed a celebrare il XL dalla morte del grande poeta, pochi mesi prima della data fatidica, le nostre Edizioni hanno pubblicato in suo onore una raffinata raccolta di poesie di un suo brillante seguace contemporaneo, che di Di Giacomo segue anche le regole ortografiche, Alfonso Longobardi: Nu poco ‘e mme nu poco ‘e Napule. ‘O tiempo passa ‘e che fà, i’ vulevo sulo nu poco d’alleria «è – come scrive Roberto Pasanisi nel saggio di Napoletanistica che introduce la raccolta – un omaggio alla tradizione della poesia (e della canzone) napoletana sul filo della malinconia e della nostalgia. È una poesia che evoca modi e atmosfere digiacomiane. Pensiamo a liriche stupende come Na tavernella (Vierze nuove, 1901) […] Sono per lo più tenere ariette del cuore, i versi di questo poeta, che con neo-romantica sensibilità scorre i luoghi della Napoli d’antan: dalle solari colline del Vomero alle aperture mediterranee e marinare (una sorta di Marinero en tierra albertiano) di Posillipo e Marechiaro, dal centro storico del Vasto e della Vicaria al dedalo oscuro e impenetrabile di vicoli dei Quartieri Spagnoli. È una topografia di Napoli tutta à l’intérieur quella che ci offre l’autore, che diventa subito un grand tour del cuore e dei sentimenti intriso di un rimpianto che a volte è dolce come una canzonetta del Chiabrera o di Pindemonte, altre volte cupo e profondo fino a un disperato e disperante cupio dissolvi. […]uno scacco esistenziale non più rimediabile, se non nelle tracce e nei frammenti ‘e nu poco ‘e mme, che non può però essere compensato da nu poco ‘e Napule che rimane, dopo che i carri armati della modernità vi sono passati sopra e il sacco edilizio della città ad opera dei nuovi barbari guidati negli anni ‘50 dal sindaco Lauro – e eisesteinianamente immortalati da Francesco Rosi nelle pellicole engagé de I magliari ( 1959) e Le mani sulla città (1963) – hanno brutalmente violato e deturpato il volto bellissimo del «giardino d’Europa» decantato dal Grand Tour settecentesco, alle origini del turismo moderno, del quale Napoli è stata (con Roma, Firenze e Venezia) l’indiscussa artefice e protagonista oltre che fondatrice.»
Le Edizioni dell’Istituto hanno pubblicato e pubblicano, in séguito alla vittoria del Premio “Letteratura”, testi di grande rilievo scientifico e creativo: uno dei più recenti, con prefazione e note critiche e nella traduzione di Luciano Mastrogiacomo, è Il cuore della notte, uno dei maggiori ‘romanzi brevi’ di Nagib Mahfuz, scrittore Premio Nobel per la letteratura nel 1988, che per primo ha dato forma ad una narrativa araba classica di portata universale.
Altrettanto rilevante, sul piano invece della saggistica, è stata nel 2020 la pubblicazione de Il ‘trauma storico’ dei Nativi Americani. Sofferenza e rinascita, che ha rappresentato un evento di portata internazionale: esso è infatti il primo libro in assoluto edito in Italia sul tema: l’autore, Marcello Maviglia (psichiatra e storiografo, professore presso il Dipartimento di medicina di base dell’Università del Nuovo Messico, ad Albuquerque, USA, e consulente scientifico per il Centro per la Salute dei Nativi Americani), è uno dei maggiori esperti al mondo della drammatica e tragica quaestio indiana negli Stati Uniti d’America.
È inoltre appena uscito Antologia Cavafy, un’ampia traduzione in Italiano della produzione poetica del grande lirico neo-greco Konstantinos Kavafis e del fondamentale epistolario che il poeta si scambiò con lo scrittore e saggista britannico Edward Morgan Forster, con molti preziosi e illuminanti inediti in Italiano: il libro costituisce un unicum editoriale in Italia – una scelta accurata della produzione lirica del grande poeta e di alcuni fondamentali passaggi dell’epistolario con Edward Morgan Forster che gettano preziosa luce per la comprensione di questo celebre poeta neo-greco, umbratile come un fiore di serra appartato e bellissimo. A testimonianza della continuità e del disegno d’insieme delle Edizioni dell’Istituto Italiano di Cultura di Napoli (ICI Edizioni), nel 2009 esse avevano già editato su Edward Morgan Forster un raffinato saggio in Inglese di Lucy Simonato, Holding the mirror up to the English (prefato da Maria Grazia Cantoni).
Edizioni dell’Istituto Italiano di Cultura di Napoli
ICI Edizioni
NOVITÀ
nuove pubblicazioni
anno accademico 2023-24
Istituto Italiano di Cultura di Napoli
I C I
via Bernardo Cavallino, 89 (“la Cittadella”); 80131 Napoli (Italia)
tel. 081 / 546 16 62 – fax 081 / 220 30 22 – tel. mobile 339 / 285 82 43
sito www.istitalianodicultura.org
posta elettronica iciedizioni@istitalianodicultura.org
prefisso editore: 8889203; 8885605 – codice Alice: 44935 – codice editore: 206490
Direttore editoriale: Roberto Pasanisi
distribuite da
Libri Diffusi – Fastbook e Terminal Distribuzione
L’Istituto Italiano di Cultura di Napoli (ICI) (www.istitalianodicultura.org; ici@istitalianodicultura.org), in collaborazione con la rivista internazionale di poesia e letteratura “Nuove Lettere” (da esso edita), pubblica cinque collane editoriali: due di poesia (entrambe dirette da Roberto Pasanisi: una intitolata Lo specchio oscuro, l’altra — di plaquette — intitolata Nugae); due di narrativa (una già diretta da Giorgio Saviane ed intitolata La bellezza; l’altra — di plaquette — diretta da Roberto Pasanisi ed intitolata Gli angeli); e due di saggistica letteraria (una già diretta da Franco Fortini ed intitolata Lettere Italiane; l’altra — di plaquette — diretta da Roberto Pasanisi ed intitolata Romanitas).
Le ICI Edizioni Elettroniche pubblicano tre collane di libri elettronici: una di poesia (Adriana), una di narrativa (La Cittadella) e una di saggistica (Neapolis).
In Catalogo ci sono oltre 200 titoli e tre periodici.
Le Edizioni dell’Istituto hanno pubblicato e pubblicano, spesso in séguito alla vittoria del Premio “Letteratura”, testi di grande rilievo scientifico e creativo: uno dei più recenti, uscito con prefazione e note critiche e nella traduzione di Luciano Mastrogiacomo, è la seconda edizione interamente riveduta (dopo la prima pubblicata dalle Edizioni dell’Istituto nel 2018) de Il cuore della notte, uno dei maggiori ‘romanzi brevi’ di Nagib Mahfuz, scrittore Premio Nobel per la letteratura nel 1988, che per primo ha dato forma ad una narrativa araba classica di portata universale.
Altrettanto rilevante è stata nell’anno accademico 2022-23 la pubblicazione dell’antologia della lirica italiana di oggi Ma in attendere è gioia più compita. Il fiore della poesia italiana contemporanea, curata da Roberto Pasanisi; prefata da Giovanni Dotoli, grande francesista di fama internazionale e poeta, professor emeritus all’Università di Bari “Aldo Moro” e docente all’Università della Sorbona di Parigi; postfata da Mario Selvaggio, anche lui poeta riconosciuto e rinomato studioso della lingua e della letteratura francese, docente all’Università di Cagliari.
Di grande rilievo nell’anno accademico 2023-24 è stata pure la pubblicazione nella collana Nugae di due raffinate plaquette di poesia: La vita attorno ad una tazzina di caffè – 1948 Rione Sanità – Napoli di Giulio Salamiti (Prefazione di Martina Di Bella, allieva del Master telematico in Psicologia dell’arte e della letteratura del CISAT, il Settore di Psicologia dell’Istituto Italiano di Cultura di Napoli)
e Second’aria di Monia Costantino (Prefazione di Rosa Villari, allieva del Master telematico in Psicologia della Musica e Musicoterapia del CISAT, il Settore di Psicologia dell’Istituto Italiano di Cultura di Napoli).
L’iranista e arabista che ha curato Il cuore della notte di Mahfuz ha tradotto e curato per le Edizioni dell’Istituto anche Con Shobeyro, di Mahmud Dowlatabadi, autore di fama internazionale riconosciuto come uno dei maggiori scrittori persiani contemporanei.
Significativa nel corso dell’anno accademico anche l’edizione del saggio dantesco di Antonietta Benagiano Dante Alighieri. L’essilio che m’è dato…,
Come si legge nella Nota in IV di copertina, estratta dalla prefazione di Roberto Pasanisi L’attimo che scorre nell’eterno:
Parlare di Dante oggi, e del suo «essilio», come fa offrendoci un laboratorio interiore di raffinate emozioni Antonietta Benagiano, a 700 anni dalla nascita, vuol dire parlare della poesia, del suo ruolo e del suo senso nella società moderna, dopo quella che fu chiamata la ‘civiltà delle macchine’. È quello che si chiedeva Eugenio Montale nel discorso che pronunciò in occasione del conferimento del Premio Nobel, il 12 dicembre 1975: È ancora possibile la poesia? «Nel mondo c’è un largo spazio per l’inutile, e anzi uno dei pericoli del nostro tempo è quella mercificazione dell’inutile alla quale sono sensibili particolarmente i giovanissimi. […] Le comunicazioni di massa, la radio e soprattutto la televisione, hanno tentato non senza successo di annientare ogni possibilità di solitudine e di riflessione. […] Ma non è credibile che la cultura di massa per il suo carattere effimero e fatiscente non produca, per necessario contraccolpo, una cultura che sia anche argine e riflessione. […] Nella attuale civiltà consumistica che vede affacciarsi alla storia nuove nazioni e nuovi linguaggi, nella civiltà dell’uomo robot, quale può essere la sorte della poesia?». […] L’engagement estetico, psichico e sociale della poesia risponde con precisione a codesta domanda: «L’uomo tende a addormentarsi nella propria normalità, si dimentica di riflettersi, perde l’abitudine di giudicarsi, non sa più chiedersi chi è. È allora che va creato artificialmente, lo stato di emergenza: a crearlo ci pensano i poeti. I poeti, questi eterni indignati, questi campioni della rabbia intellettuale, della furia filosofica» (Pier Paolo Pasolini). Perché un grande romanzo o una grande poesia possono insegnarci – sulla psiche umana – molto più di un grande trattato di psicologia. […] E sono gli artisti stessi che ci rispondono, i letterati, i filosofi, i cineasti artisti (idest quelli che producono il ‘cinema d’arte’, totalmente a sé rispetto al cinema mainstream, ovvero commerciale): chi potrebbe meglio di loro spiegarci a che serve la poesia? E come e perché sia sopravvissuta al dominio della tecnica (Emanuele Severino), e come fieramente la contrasti? Ma anche i filosofi della scienza: «Noi sentiamo che, anche una volta che tutte le possibili domande scientifiche hanno avuto risposta, i nostri problemi vitali non sono neppure toccati» (Ludwig Wittgenstein). Perché, domandate? Beh, perché «Sono certo che saremmo persi senza un ritorno ai valori spirituali. La via spirituale è l’ultima possibilità rimasta all’uomo. […] L’arte è indispensabile: la qualità divide gli uomini, mentre l’arte li unisce profondamente. L’arte è il segno della nostra identità universale. […] L’arte è tutto. Ma oggi […] viviamo sotto la dittatura dell’informazione politica e dello sport. Nessuno parla più dell’uomo, dell’arte: solo politica e sport. Inoltre, siamo vittime dei banchieri, del denaro, mentre la sola salvezza dell’uomo è l’arte» (Éugene Jonesco). […] E allora cosa opporre al dominio del funzionalismo moderno, del pragmatismo più bieco e autocratico, del consumismo più radicale, che hanno trasformato l’essere umano in consumatore vorace ed ottuso del mercato globale? […] Ma l’arte è ribellione estetica allo ‘stato delle cose’, ricreazione continua del mondo, accensione inquieta e lacaniana del desiderio e dell’immaginazione, estasi sublime e lacerante di eros e poesia – è θεία μανία, come diceva Platone nel Fedro: «Considero la poesia una fonte d’innocenza colma di risorse rivoluzionarie. La mia missione consiste nel dirigere queste forze contro un mondo che la mia coscienza rifiuta di accettare, esattamente in modo da rendere quel mondo, attraverso continue metamorfosi, più in armonia con i miei sogni» (Odisseo Elitis). […] È questa la risposta finale alla domanda di Montale: la poesia non è solo ancora possibile, ma è soprattutto necessaria quanto il pane, quanto l’acqua, quanto l’aria che ci fa vivere e ci aggancia – complessa, difficile e indispensabile quanto le cose semplici e basilari – secondo l’insegnamento dell’antica meditazione Vipassana, al presente, ovvero all’attimo che scorre da sempre e per sempre nell’eterno. Perché nulla dura per sempre, tranne la poesia.
Fuori Collana è uscito un giallo avvincente, una detective story al calor bianco di un’autrice già vincitrice del Premio “Letteratura”: Mariateresa Izzo, Le tre vite di André. Il Giudice Rosati nell’Isle of Dogs – la Prefazione è di Serenella Iovino, una sua ex allieva, oggi Professor of Italian Studies and Enviromental Humanities,
University of North Carolina at Chapel Hill, U.S.A.
Il romanzo autobiografico di un’altra premiata, Amedea Mantovan Regazzo, Storie di famiglia, evoca attraverso una preziosa ricostruzione storica événemential, come direbbe la storiografia francese – arricchita da un ampio e variegato corredo di rarissime foto d’epoca e con tenera ma sofferta nostalgia d’antan – tredici anni di ricordi di guerra e di profugato nell’immediato dopoguerra in territorio veneto (1940 – 1953).
E Il colore delle emozioni d’amore? Questa è una raccolta di versi che possiamo raccontare e sintetizzare in un solo sintagma: poesie d’amore, nella fantasmagoria dei colori di tutto il loro spettro che stanno per lo spettro declinabile e declinato all’infinito delle emozioni di questo antico sentimento di sempre e per sempre.
Last but not least, in questo 2023-24 così ricco editorialmente, con un libro del nostro tipografo, grafico e poeta napoletano Alfonso Longobardi entriamo nel cuore della Napoletanità e della storia di ‘Napoli Capitale’ – dell’Italia, della Campania, del Sud Italia:
Nu poco ‘e mme nu poco ‘e Napule. ‘O tiempo passa ‘e che fà, i’ vulevo sulo nu poco d’alleria «è – come scrive Roberto Pasanisi nel saggio di Napoletanistica che introduce la raccolta – un omaggio alla tradizione della poesia (e della canzone) napoletana sul filo della malinconia e della nostalgia. È una poesia che evoca modi e atmosfere digiacomiane. Pensiamo a liriche stupende come Na tavernella (Vierze nuove, 1901) […] Sono per lo più tenere ariette del cuore, i versi di questo poeta, che con neo-romantica sensibilità scorre i luoghi della Napoli d’antan: dalle solari colline del Vomero alle aperture mediterranee e marinare (una sorta di Marinero en tierra albertiano) di Posillipo e Marechiaro, dal centro storico del Vasto e della Vicaria al dedalo oscuro e impenetrabile di vicoli dei Quartieri Spagnoli. È una topografia di Napoli tutta à l’intérieur quella che ci offre l’autore, che diventa subito un grand tour del cuore e dei sentimenti intriso di un rimpianto che a volte è dolce come una canzonetta del Chiabrera o di Pindemonte, altre volte cupo e profondo fino a un disperato e disperante cupio dissolvi. […]uno scacco esistenziale non più rimediabile, se non nelle tracce e nei frammenti ‘e nu poco ‘e mme, che non può però essere compensato da nu poco ‘e Napule che rimane, dopo che i carri armati della modernità vi sono passati sopra e il sacco edilizio della città ad opera dei nuovi barbari guidati negli anni ‘50 dal sindaco Lauro – e eisesteinianamente immortalati da Francesco Rosi nelle pellicole engagé de I magliari ( 1959) e Le mani sulla città (1963) – hanno brutalmente violato e deturpato il volto bellissimo del «giardino d’Europa» decantato dal Grand Tour settecentesco, alle origini del turismo moderno, del quale Napoli è stata (con Roma, Firenze e Venezia) l’indiscussa artefice e protagonista oltre che fondatrice.»
Fiore all’occhiello e punta di diamante di questo anno accademico è probabilmente la nuova antologia della poesia italiana contemporanea intitolata montalianamente «Le mattine sono ancorate come barche in rada». La poesia italiana contemporanea, curata dal Direttore dell’Istituto prof. Pasanisi e impreziosita dai saggi di quattro studiosi illustri, come si può leggere nella IV di copertina: la Prefazione di Giulio Marra dell’Università“Ca’ Foscari” di Venezia; l’Introduzione di Giovanni Dotoli dell’ Università di Bari “Aldo Moro” e della Sorbona di Parigi Cercare, cercare ancora; le Conclusioni di Mario Selvaggio dell’Università di Cagliari La poesia è una risposta alla vita; la Postfazione di Aldo Pardi dell’Università di Varsavia.
Scrive Giovanni Dotoli (già professore ordinario di Lingua e Letteratura francese presso l’Università di Bari Aldo Moro; Professore emerito di Letteratura francese e docente di Francophonie ai Cours de Civilisation française dell’Università “La Sorbona”, a Parigi – https://accademiamondialepoesia.com/dotoli-giovanni-2/) nella sua Introduzione:
«Roberto Pasanisi e il benemerito mai lodato a sufficienza Istituto Italiano di Cultura di Napoli, da lui presieduto e gestito come un figlio amatissimo, hanno raccolto questo senso del Nuovo e dell’Avanguardia.
Sono sempre in prima linea.
E in un mondo, come quello che viviamo, senza valori dello spirito, della fratellanza e della concordia, ciò assume il senso della Verità cercata e ritrovata.
Per questo, mi ritrovo nel loro progetto, un lampo di luce vivissima che ci illumina, un bagliore di speranza che ci dona forza e energia del sapere e dell’umanesimo.
Questa stupenda antologia si comprende nella sua valenza solo se si parte da tali punti fermi. Non un’antologia qualsiasi, non un insieme di poemi e versi come tanti altri florilegi, ma un progetto, una visione, una rotta da seguire.
La rotta di Roberto Pasanisi e dell’Istituto Italiano di Cultura di Napoli è quella della grande Storia dell’Uomo e dell’Unità della Scienza. Quando leggo i loro programmi e le realizzazioni connesse, mi lascio prendere dalla vertigine del sapere, da quel senso di cultura che è stato il vanto e il punto fermo dell’Italia, e soprattutto di Napoli e del Mezzogiorno.
Appare in maniera solare che questa nostra terra è il Luogo della Filosofia, del Pensiero, della riflessione sul nostro destino, e intorno alla bellezza della vita, qualunque sia il suo cammino.
Tale premessa è indispensabile, se vogliamo nel cuore di questa altra antologia poetica pasanisiana. Il titolo dice tutta la saggezza programmatica di Pasanisi: «Le mattine sono ancorate come barche in rada», tratto da Eugenio Montale, uno dei massimi poeti del Novecento sulla faccia della terra
[…]
E qui scopro un meraviglioso poeta: lo stesso Roberto Pasanisi, che gioca a celarsi, quasi umile paroliere, e che invece ha dentro di sé il fuoco dell’Essere, della Parola, del Verbo, della Verità.
E capisco le sue visioni.
Ascoltiamolo. Anche il lettore capirà, nell’entusiasmo della Parola, quella senza tempo, che è quella del cuore. Roberto Pasanisi parla infatti con il cuore:
Cambiare il mondo per sempre, momento dopo momento,
Là e allora nell’attimo che scorre nell’eterno.
[…]
E l’egoismo è il cuore ferino dell’etica capitalista
Gli angeli sono diventati ragionieri o contabili
Noi volevamo l’impossibile, come tutti voi
Ma ora che ne sarà mai di noi
In quest’età brutale e tempestosa?
[…]
Il mondo occidentale è un posto romantico:
o bruci nel foco che ti affina o marcisci ombra fra le ombre.
Ma a guarirti saranno le umilianti verità che l’Inconscio ti squaderna.
La bellezza giace sepolta negli abissi dell’oblio.
Devi smettere di giocare così a rimpiattino con la morte.
Era parlando di bellezza che l’avevo perduta,
Combattere con la cultura – «i classici» – sembra vano e perdente. Ma così non è, malgrado l’apparenza. «Il senso della vita» è chiaro:
Ma sono gli angeli a seminare in noi le promesse del futuro,
a far germogliare il perduto fiore della bellezza.
I nostri morti vivono in noi, noi li accudiamo come fiori di serra.
Sei stata tu il mio grande amore, il mio unico amore.
Pensaci in tempo all’eternità, prima che svanisca per sempre.
Gli angeli, la bellezza, la poesia ritornano con la loro umile forza energetica. L’eternità agognata da Arthur Rimbaud è in mare aperto, nelle sfide di una bellezza che ha cuore e sorriso, come il Poeta, quello vero alla Pasanisi, in cui mi riconosco.
Accogliamo dunque il suo grido:
Mai si è vista una bellezza priva di cuore così meravigliosa
come quando ci aggiriamo nei meandri oscuri,
nel dark side della metropoli e della sua giungla d’asfalto.
I barbari hanno già varcato i confini dell’Impero, la nostra inarrestabile décadence.
La bellezza è la luce che illumina le nostre vite oscure.
Ma solo se si fa della nostra vita una svolta decisiva si ha ragione di esistere.
Seguiamo queste preziose parole. Fissiamoci in quel tempo meridiano tanto caro a Albert Camus e al mio rimpianto amico Franco Cassano. Quel tempo è il nostro tempo, della riflessione per costruire, per uscire dall’oscuro verso la luce.
[…]
« Cercare, Cercare ancora”, grida Georges Perec (Beaux présents, belles absentes. Poésies, Parigi, Éditions du Seuil, 1994, p. 73).
É il primo punto dell’affascinante decalogo di Roberto Pasanisi: cercare all’infinito, come in una sinfonia. Dobbiamo essere al suo fianco».
E poi c’è la collana Nugae, dal titolo catulliano, che accoglie raffinate plaquette d’arte. Due sono appena uscite – una raccolta di raffinati neo-crepuscolari versi d’amore la prima; una raccolta di racconti brevi che sono una meditazione metafisica sullo spazio e sul tempo la seconda (le indichiamo precedute dal NIC, il numero d’ordine all’interno della collana):
- Daniele Gandolfi, …Da te. Venti poesie d’amore (Prefazione di Cinzia Bolano) 2024 € 8 ISBN
9788885605381; - Laura Madonna, Sentinelle del tempo (Prefazione di Maria Peruzzini) 2024 € 12 ISBN 9788885605398.
E infine il nuovo progetto in cantiere ormai dall’inizio del 2024 e del stiamo selezionando i contributi, contando di portarlo a termine per la fine di quest’anno: il nuovo florilegio dal titolo pasoliniano «Non vogliamo essere senza sogni». Antologia della prosa italiana contemporanea. Infatti, dopo il volume ‘900 e oltre. Inediti italiani di prosa contemporanea (pubblicato nel 2005 e prefato da un saggio di Giuseppe Panella, professore ordinario di Storia della Filosofia alla Scuola Normale Superiore di Pisa) – qui di séguito copertina e retrocopertina;
e il suo séguito Duemila e oltre. Antologia di prosa breve italiana contemporanea, uscito nelle Edizioni dell’Istituto Italiano di Cultura di Napoli (ICI Edizioni) nel 2017, curato e introdotto da Roberto Pasanisi con la Prefazione L’ ‘uomo-massa’ e la ‘morte della bellezza’: la coscienza dell’Occidente alle soglie del nulla: la coscienza dell’Occidente alle soglie del nulla – qui la I di copertina;
avendo avuto a suo tempo eccellenti riscontri di critica e di pubblico, l’Istituto Italiano di Cultura di Napoli intende pubblicare nelle sue Edizioni, a distanza di un anno, una nuova antologia della prosa italiana contemporanea – dal significativo titolo pasoliniano (La meglio gioventù) – della quale aspira a dare uno specimen significativo e di rilevante qualità letteraria per quanto concerne il racconto breve.