In questa raccolta di poesie l’autrice, Liliana Valentini, affronta una molteplicità di temi (il tempo, la ricerca interiore, l’intuizione poetica come momento di intensa conoscenza e possibilità di trascendenza, l’amore, la solitudine, la nostalgia); e lo fa dando alla propria produzione poetica un taglio simbolista sia nell’uso del linguaggio, evocativo e mai enunciativo, sia nell’utilizzazione di immagini metaforiche che sembrano parlare direttamente all’anima di chi legge, andando ad innestarsi su quel sostrato psicologico comune a tutti che Jung definiva ‘inconscio collettivo’ e che permette a ciascuno di noi di decrittare ciò che di universale vi è nell’espressione artistica e di fruirla in quanto codice condiviso.
Non è un esercizio stilistico, la poesia di Liliana Valentini, né un apparentemente casuale – ma in realtà giudiziosamente ordinato – procedere per associazioni di idee finalizzate all’orchestrazione di un’atmosfera artificiosamente evocativa: la sua è una poetica dell’epifania nel quotidiano, e vi è in essa il desiderio di trascendere se stessi (o per lo meno la frazione razionale di sé) per addentrarsi nell’oltre («vado all’estero di me, oltre la frontiera del possibile vero>») e prendere contatto con le forze creative del profondo, per accedere alla visione chiarificatrice che solo l’intuizione poetica rende possibile.
In tal senso la poesia si fa strumento per giungere all’epifania, e permette all’autrice di posizionarsi in quella ‘zona d’ombra’ ( o forse sarebbe meglio definirla ‘area dell’illuminazione’) della psiche umana dove il tempo cessa di esistere, dove le coordinate spazio-temporali si annullano, dove il ‘già’ e il ‘ non ancora’ fluiscono confondendosi : «passa, ripassa / il tempo si condensa, / rappreso attorno a questo suo cercare».
Ma la poesia non è per Liliana Valentini solo la chiave d’accesso alla visione di un attimo che si condensa nella comprensione profonda della realtà e dell’oltre in essa contenuto seguita dalla trascendenza: essa è anche strumento di ricerca dell’identità.
I poeti sono gente che ‘cerca’: e il fine ultimo di questa ricerca, per Liliana Valentini, non è fuori ma dentro di sé. L’autrice sembra infatti essere alla ricerca del codice interpretativo dell’esistenza umana: è una ricerca tortuosa e complessa, e l’illuminazione poetica (intesa come intuizione profonda, momento di ‘rivelazione’) può fornire bagliori di comprensione; la poesia, come un lampo nell’oscurità, rischiara le tenebre intorno (e permette all’anima di cercare e cercarsi – e, a volte, di trovare).
Così capita che un cespuglio di rose bianche cresciute su una rete di confine, i fiori sbocciati al di là delle maglie metalliche, suggeriscano alla poetessa percorsi esistenziali ormai delineati e l’impossibilità di tornare indietro dopo che i giochi sono fatti, quando le scelte sono ormai compiute: «Bocci sono fioriti / nel cespuglio / della rosa bianca, di qua e di là / della rete di confine / e ormai alcuni fiori sono grandi: / non potrebbero / tornare indietro / attraverso le maglie / piccoline. / La pianta, cercando luce, / ha fatto del limite / un sostegno.»
L’autrice utilizza un linguaggio con forti valenze simboliche, fatto di immagini e metafore che, meglio delle affermazioni dirette, veicolano emozioni, percezioni, umori, sentimenti, sensazioni: l’uso del simbolo permette infatti a chi scrive di raggiungere il lettore seguendo percorsi obliqui ma che arrivano nel profondo, là dove un linguaggio più diretto non potrebbe giungere; si tratta di un linguaggio funzionale allo sviluppo di tematiche quali l’amore, la ricerca interiore, l’autoanalisi, che non potrebbero essere articolate in modo descrittivo e razionale ma richiedono necessariamente il ricorso a mezzi espressivi specifici.
Il risultato è una poesia che procede per immagini che, come fotografie di un reportage sulla vita, i sogni, le emozioni, permettono alla poetessa di mettere a disposizione degli altri il suo patrimonio esperienziale, il frutto della sua ricerca interiore, del suo porsi domande.
E dalla ricerca qualche risposta viene fuori: questa raccolta può essere vista come un momento di condivisione di ciò che l’autrice ha trovato.
Specchio di luce si caratterizza inoltre per un approccio poetico di tipo intimista; ma non per eccessiva attenzione a sé, non per egocentrismo, ma perché Liliana Valentini sembra intuire che il paesaggio interiore e quello esterno mostrano punti di connessione e forte somiglianza, e la ‘ricerca’ – intesa come umano esplorarsi e percepirsi – è la navicella per addentrarsi nell’inconscio e per comprendere il lato nascosto, misterioso e, in definitiva, libero dell’anima; e l’estrinsecazione poetica è il modo per raccontare agli altri ciò che si è visto, ciò che si è trovato nel corso del viaggio interiore.
Prefazione di Gabriella Ferrantino
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Liliana Valentini
Liliana Valentini, già insegnante elementare, è nata a S. Giovanni d’Asso (Siena) nel 1945. Ha pubblicato in volume Tentazione di parole (Libroitaliano Editore, 2000). È inserita nei volumi collettanei Spiragli 45 (Editrice Nuove Autori, 1999), Canzoniere d’amore (Helicon, 2002), Antologia poeti italiani contemporanei e Arte e pensiero e nel Dizionario degli autori del secondo Novecento (Helicon, 2002). Ha vinto, fra i più recenti, il Premio Speciale della Giuria “Città di Salò” e “Il Golfo” (2003). Suoi versi sono usciti in antologie di premî letterarî ed ha vinto per due volte il Premio Internazionale di Poesia e Letteratura “Nuove Lettere”: nel 2001 con il volume Tentazione di parole, nel 2002 con la raccolta inedita Specchio di luce.