Il luogo segreto della Misura

Il luogo segreto della Misura

L’appartenenza mediterranea diventa strumento di resistenza

Se fosse possibile bloccare per qualche istante la nostra esistenza e poterla osservare con attenzione, così come si fa con un quadro posto su una parete libera da altri oggetti, forse ci accorgeremmo in quale diabolica spirale si svolge la nostra vita.

L’idea dell’illimitata fattibilità della natura e dell’uomo, che celebra se stessa come una liberazione dalla prigione dei vincoli naturali, scopre con terrore di aver delegittimato ogni limite, di essere una macchina lanciata a folle velocità senza freni.

Invalidando la politica, ormai, asservita in modo esclusivo al “padrone” di turno e, dove, i concetti di destra e sinistra rimangono solo come etichette di facciata, la nuova religione, quella degli economisti, esalta con i suoi rituali ossessivi l’ “homo currens”. I sacerdoti del profitto, della competizione c’invitano ad un’irrefrenabile corsa, all’inseguimento della rapidissima evoluzione tecnologica e commerciale, nella quale l’individuo, ormai alienato, deve trovare una forma di adattamento e dove si fa produttore in sé e fuori di sé di dis-valori: complicità, sudditanza, menefreghismo, illegalità, intolleranza.

L’uomo, modello nordoccidentale, insomma, è travolto dalla “dismisura oceanica” dell’economia, che ha fatto di esso cera da modellare secondo forme volute. Andare sempre avanti, proiettare la propria esistenza “nell’orizzonte dell’infinito (Nietzsche)”, verso la dispersione degli oceani, tagliando ogni radice, ogni appartenenza, ed annientarsi nell’eccesso del non limite.

Il “Superuomo” che naviga senza fermarsi, senza pausa, diviene un pirata, colui che non appartiene più a nessuna terra, dove il ritorno sarebbe un fallimento, un ravvedimento.

In questo contesto, in questo continuo vagare senza meta, dunque, la marginalità sociale, l’ingiustizia, il dolore, la manipolazione della natura assumono il significato di un inevitabile destino.

Eppure,  la  possibilità  per  sottrarsi  a  tutto  questo  esiste. Il  “luogo  segreto  della  Misura”,  cioè

dell’accordo tra uomo e natura, nel quale è possibile fondare la resistenza, dove la natura umana è parte di una natura più grande, c’è: il Mediterraneo. E’ qui che il Sud, ritrovando la sua appartenenza, si erge contro la propria condizione, si erge contro lo Stato, non in quanto tale, ma in quanto esecutore del poter altrui.

“L’eterna Rivolta” della nostra identità diventa forma di esistenza, diviene norma dell’essere.

Il Mezzogiorno, tradito e soggiogato, ha saputo, comunque, conservare in sé il fuoco della rinascita: l’idea di non arrendersi, di non adeguarsi del tutto alle ideologie massificanti. Una ricchezza immensa quella del Sud e del Mediterraneo che politici ed amministratori meschini ed inetti non hanno voluto né saputo valorizzare, smarrendo e svuotando territori, città, intere generazioni. Creando una dipendenza che è stata non solo politica, ma anche personale ed intellettuale.

La “nuova primavera” del Sud che noi portiamo avanti con determinazione, come già sostenuto, parte dal recupero di questi valori ed, oggi, raccogliendo ampi consensi, mira sempre più a selezionare una nuova classe dirigente, una élite di uomini e donne irreprensibili e preparate, non insudiciate dalle faide politiche nostrane, e pronte a guidare con lealtà e rigore il nostro popolo verso l’affermazione dignitosa della propria esistenza.

Antonio Gentile

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