Geometrie sfuggenti[1]
Chimerica è la forma del tuo cuore
Paul Éluard
Silenziose stelle,
dalle guance arrossate
e atterrite dall’incanto della notte,
osservano.
Spirali di luce e aloni aranciati
avvolgono,
nei cilindri angolari dello stupore,
un cuore intessuto di sottili trame.
Ignote geometrie
accolgono,
in consacrati perimetri,
visioni pulsanti di vitali battiti.
Un lago rosso e un fiume azzurro
confondono le loro acque,
per guidare
l’inquieto vascello dell’anima.
La vita è un albero di Natale[2]
Son luce ed ombra; angelica
farfalla o verme immondo,
sono un caduto cherubo
dannato a errar sul mondo,
o un demone che sale,
affaticando l’ale,
verso un lontano ciel.
Arrigo Boito
Immacolato abete,
lambito dal virgineo drappo,
d’eterno blu luccica[3]
in intermittenti giochi
di bagliore e ombra,
sistole e diastole.[4]
Il sangue è luce,
linfa luminescente;[5]
la vita
un piccolo strobilo[6] d’argento,
una pigna che s’illumina solo
per pochi giorni all’anno.
Il resto
è attesa.[7]
Ogni ago
è freccia di ricordo e speranza;
ogni ramo intrecciato ai festoni
è una strada illuminata da eterei lampioni
racchiusi in arance chiodate.[8]
Tra ciondoli di cristallo, vetri e specchi,
il percorso si snoda nella spirale
sino al puntale di mecca,
cuspide che d’incanto trafigge,
stella divenuta meta inafferrabile.
L’anima, proiettata in alto,
piroetta all’infinito.[9]
Nell’ascensione
dai rami più bassi a quelli più alti
sfere ovunque,[10]
ora più leggere, più luminose, più colorate,
ora più pesanti, più cupe, più austere.
Ma spesso è in basso
che galleggia il cuore,
travolto dal dolore più acuto,
per catturare la gioia più inattesa.[11]
E le briose levità
celano il vacuo,
l’assenza.
Cori di luci
e sinfonie di cruciformi scintille
liberano grani di rosario
da cieche chimere.[12]
Quei rari bagliori
rendono le tenebre dell’attesa
solo luce.[13]
Il giardino dei coralli[14]
Al mare, all’onda intento
getto la rete e quando
la ritraggo esitando
non trovo celestine
squame guizzare
non cefali ed ombrine
dal brivido d’argento
ma sogni senza fine
ghirigori sul vento
di spume cristalline.
Lucio Piccolo
Setaccio il mare
in un oblò d’avorio
per ritrovare,
in un fondale evanescente,
il giardino dei coralli.[15]
Petali delfini[16]
fili serici di polline
imprimono,
in un arcobaleno,
memorie artigliate
da felini bambini.[17]
Chiassose farfalle
lampi di poesia
rimbalzano
su lapidi serrate
da romantici chiavistelli.[18]
Un delfino verde
scaglia[19]
frecce acuminate
in quadrifogli cuoriformi.
Claudia Manuela Turco
[1] Geometrie sfuggenti: poesia vincitrice, per la sezione italiana, dell’edizione 2002 di “Féile Filíochta International Poetry Competition” a Dún Laoghaire (Dublino). L’autrice è stata premiata con Trofeo dall’Istituto Italiano di Cultura (oltre 4500 partecipanti). A tale evento Barbara Castellini ha dedicato un articolo sul “Gazzettino”. Geometrie sfuggenti è stata pubblicata in Féile Filíochta International Poetry Competition 2002. Prizewinning poems in nine language, Dún Laoghaire–Rathdown County Council Public Library Service (Dublin), first published 2002 e nei siti Internet www.dlrcoco.ie/library e www.ewriters.it.
[2] La vita è un albero di Natale: poesia con la quale l’autrice è risultata vincitrice, per la sezione italiana, del “Premio Natale 2003 – Fra Urbano della Motta”, organizzato dall’Accademia Internazionale “Il Convivio”.
Tale lirica è stata inserita nell’antologia Oltre la siepe (Premio “Publio Virgilio Marone” e “Fra Urbano della Motta – Natale 2003”).
[3] L’abete bianco, sfiorato dal mantello blu della Vergine Maria, diviene blu. Allusione ai cespugli di rosmarino sui quali sbocciavano fiori blu, anziché bianchi, per il passaggio della Madonna, secondo la tradizione.
[4] Le luci intermittenti che addobbano l’albero ricordano, nel loro gioco di accensione e spegnimento a intervalli regolari, il conflitto tra bene e male, luce e ombra, movimento e stasi, sistole e diastole del cuore.
[5] Il sangue è vita e la vita è luce. Il sangue umano scorre come la linfa dell’abete.
[6] “strobilo” = pigna.
[7] La vita di ognuno è come una pigna o un qualsiasi altro elemento decorativo dell’albero di Natale. L’abete rappresenta l’universo, noi ne siamo una piccolissima parte. Come l’albero di Natale brilliamo per poco tempo. Pochi giorni nell’arco dell’anno, o durante l’intera esistenza, sono memorabili, ma illuminano i lunghi periodi in cui nulla sembra accadere.
[8] Viviamo in simbiosi con l’abete, ricordiamo e speriamo insieme a lui. I rami decorati sono strade da percorrere immersi nella luce di lampioni divini, racchiusi in “arance chiodate” che decorano l’albero.
[9] Il percorso o viaggio spirituale conduce dalla base dell’albero alla sua cima, la punta decorata da una stella che continua a sfuggire, come sogno irrealizzabile. Ma l’anima delusa non si arrende e continua l’ascensione.
[10] “sfere ovunque” = palline multiformi che decorano l’albero ed emblema della complessità della vita.
[11] Quando giunge agli strati più alti, l’anima può imbattersi in deludenti sfere solo apparentemente celesti. Ma anche quando perlustra gli strati più bassi può riscattarsi.
[12] Talvolta scoraggiati dall’irrealizzabilità dei nostri sogni, come “cieche chimere”, ignoriamo la preziosità di quello che abbiamo.
[13] Malgrado i versi di Arrigo Boito e la diffusa convinzione che nell’uomo moderno alberghino il bene e il male in sinergia, questa poesia ci ricorda che, se lo si vuole, si può fare della propria vita un “albero di Natale”, ovvero un trionfo di luce.
[14] Il giardino dei coralli: poesia classificatasi al 4° posto al Premio “Lucio Piccolo di Calanovella” 2003 e pubblicata nel supplemento al n.13 (aprile 2004) di “Paleokastro” e nel sito Internet www.paleokastro.ffg.it.
[15] “il giardino dei coralli” = allusione al cimitero che accoglie cani e gatti nel parco di Villa Piccolo (Capo d’Orlando), con implicito riferimento a “Il giardino dei ricordi”, cimitero friulano dedicato agli animali da compagnia.
[16] “Petali delfini” = petali sinuosi come delfini.
[17] “felini bambini” = i gatti sepolti nel cimitero di Villa Piccolo.
[18] “lapidi serrate da romantici chiavistelli” = le lapidi allineate con cura e con i nomi incisi dei cani e gatti appartenuti alla famiglia Piccolo.
[19] “scaglia” = rompe in scaglie, scheggia. Il sognato “delfino verde”, catturato al setaccio dalle reti dell’immaginazione, trasforma le appuntite frecce avverse in emblemi portafortuna.