Novità
Non esistono novità
e ripetiamo bocconi di parole
ascoltate da gente che se ne intende
di oro, incenso, mirra e profondità
La novità è il sogno di mai più
stornare i banali sensi
da trite obiezioni
esultando con tenerezza
a tutte le frasi che ci sentiamo all’orecchio
La novità è parlare al cuore già dimenticato…
dimenticato come quella danza di lucciole
che assorbiva le notti di una lontana estate
infantili proprietarie di qualcosa
che non sapevamo triste, opaco
e cesellato dal Tempo.
FLAMENCO
La signora in viola si stacca
da quella folla di opache figure
e viene da me… oh, come viene!
Distraiti un attimo bella signora
e non pensarmi – se non per ricordarti –
che anch’io un giorno poserò il mio capo
sul tuo grembo incavato
il più tardi possibile, il più tardi possibile
Come mi guardi, che ciglia folte, fanoni di balena
E il tuo sorriso? E’ un paradiso di giganteschi canini
pronti a mordere la dolce gomma della vita
Graziosa signora, che bella scollatura si apre
su un traslucido decolletè
sarà bello avvicinare le labbra e succhiare
il tuo latte cinereo
Ma ora balliamo, balliamo il flamenco
Mi ubbidisce, è in mio potere, accoglie l’invito
si libra da terra, piroetta, volteggia,
ondeggiano mani e piedi di ossa che punta al suolo
con feroce grazia
la sua carcassa si squassa all’orgasmo della danza
E poi la musica si placa di colpo
e lei si volta
e lei mi punta un dito contro
e poi lo punta al cielo
Saturno inonda la mia zona vitale…
L’ora è arrivata mia cara, salta in groppa!
Pensavi di fermarmi con il flamenco
Io amo solo il valzer, bastava chiederlo…
LA MAGICA SERA
Halloween ci aspettava con la sua zucca ridente
e dentro la zucca… la candela lucente
Che sera divina, di oro zecchino
sembravi alla gente
Mi sedetti a un piccolo tavolo rotondo e perfetto,
mescolai le carte per leggere il Fato
a chi sta aspettando di inscatolare l’indeciso destino
Tu hai problemi di cuore? E il salvadanaio?
La salute si offusca di ombre e dolore?
Prendi le carte che ho mescolato, sollevale piano,
non fare del male a chi il futuro dovrà rivelare…
Escono come sentinelle le immagini antiche
Papi, Papesse e Morti incallite
Il Diavolo intrufola la coda appuntita
e sogghigna feroce alla partita
Che sera divina
quel via vai di persone deluse
– nascondono l’anima nei granelli di polvere –
mentono spudorate e rincorrono quelle parole:
fama, amore, successo, progresso e un Dio Pan ossesso
Magica sera, dolce sera, diabolica sera
si consuma la candela
Tutti zittiti escono a frotte
Sht! E’ finita la magica notte.
LA MIA PATAGONIA
Un giorno una maga mi disse:
“Vedi questa carta? Ti somiglia”
E la sbocconcellò su una tavola grezza…
Un carro e due cavalli,
uno bianco, uno nero
Un cavaliere solitario senza macchia e paura
L’invito a fuggire nella mia Patagonia
Sbagliai strada e infine
Sbarcai in una notte di Londra pallida e perversa
Qualche stella si specchiava sinuosa
tra le onde di un fiume incantato
Ma io sognavo il Fuoco, il Mare possente e il Cerro altissimo,
la mia Patagonia che non trovavo
Mangiavo fish and cheaps, dormivo sulla Queensway
in compagnia di occhi a mandorla
che tagliavano i miei riccioli d’oro per venderli ai mercanti del Nord
amici di una Papessa dal ventre gonfio e i seni opulenti
Trovala, trova quella Donna, ti porterà in Patagonia
E io nascondevo il cuore ferito
nei vasti quartieri di quella città assassina
Così mi misi in cerca, e mi chiamavano Matta
Eccola arriva! Ha solo un sacco macché valigia
cosa mai può metterci dentro se non ha nulla da dire
e da fare e da morire…
Ma io quella donna non la trovavo e a tutti chiedevo
Il favore inutile di rendermela che importa!
Anche vuota, striminzita ma viva
nascosta nel volto di una donna qualunque
Madre amatissima…
Imparai le carte buttandole sui vasti selciati
e così era la vita, così me la guadagnavo
E per tutti, mai per me, lei sempre usciva
rovesciata, sorniona e maligna
accanto a Diavoli e Eremiti…
Il segreto è ancora lontano, parevano dirmi,
ma allo scoccar dell’ora, quando meno te l’aspetti,
Qualcosa accadrà
Orami è primavera, per l’ultima volta voglio provare
queste carte toccate da migliaia di mani
Esce! Esce! E’ uscita, mi sorride, è diritta, finalmente!
Una vecchietta mi si accosta:
“Prigioniera di questa Londra, ho la Patagonia nella mia mano…
Verresti via con me?”
Il capitombolo del cuore, la felicità inattesa
La Papessa! Ma non ha i seni caldi e il ventre accogliente
Mi cattura! Mi cattura!
Ha le dita d’osso lunghe e aguzze e l’alito senile
Una piccola falce le brilla sul collo,
Un ciondolo di latta che racchiude la mia Patagonia.
Marina Regno