Esercizi di un’astrologa, Marina Regno

Novità

Non esistono novità

e ripetiamo bocconi di parole

ascoltate da gente che se ne intende

di oro, incenso, mirra e profondità

La novità è il sogno di mai più

stornare i banali sensi

da trite obiezioni

esultando con tenerezza

a tutte le frasi che ci sentiamo all’orecchio

La novità è parlare al cuore già dimenticato…

dimenticato come quella danza di lucciole

che assorbiva le notti di una lontana estate

infantili proprietarie di qualcosa

che non sapevamo triste, opaco

e cesellato dal Tempo.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

FLAMENCO

La signora in viola si stacca

da quella folla di opache figure

e viene da me… oh, come viene!

Distraiti un attimo bella signora

e non pensarmi – se non per ricordarti –

che anch’io un giorno poserò il mio capo

sul tuo grembo incavato

il più tardi possibile, il più tardi possibile

Come mi guardi, che ciglia folte, fanoni di balena

E il tuo sorriso? E’ un paradiso di giganteschi canini

pronti a mordere la dolce gomma della vita

Graziosa signora, che bella scollatura si apre

su un traslucido decolletè

sarà bello avvicinare le labbra e succhiare

il tuo latte cinereo

Ma ora balliamo, balliamo il flamenco

Mi ubbidisce, è in mio potere, accoglie l’invito

si libra da terra, piroetta, volteggia,

ondeggiano mani e piedi di ossa che punta al suolo

con feroce grazia

la sua carcassa si squassa all’orgasmo della danza

E poi la musica si placa di colpo

e lei si volta

e lei mi punta un dito contro

e poi lo punta al cielo

Saturno inonda la mia zona vitale…

L’ora è arrivata mia cara, salta in groppa!

Pensavi di fermarmi con il flamenco

Io amo solo il valzer, bastava chiederlo…

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

LA MAGICA SERA

Halloween ci aspettava con la sua zucca ridente

e dentro la zucca… la candela lucente

Che sera divina, di oro zecchino

sembravi alla gente

Mi sedetti a un piccolo tavolo rotondo e perfetto,

mescolai le carte per leggere il Fato

a chi sta aspettando di inscatolare l’indeciso destino

Tu hai problemi di cuore? E il salvadanaio?

La salute si offusca di ombre e dolore?

Prendi le carte che ho mescolato, sollevale piano,

non fare del male a chi il futuro dovrà rivelare…

Escono come sentinelle le immagini antiche

Papi, Papesse e Morti incallite

Il Diavolo intrufola la coda appuntita

e sogghigna feroce alla partita

Che sera divina

quel via vai di persone deluse

–         nascondono l’anima nei granelli di polvere –

mentono spudorate e rincorrono quelle parole:

fama, amore, successo, progresso e un Dio Pan ossesso

Magica sera, dolce sera, diabolica sera

si consuma la candela

Tutti zittiti escono a frotte

Sht! E’ finita la magica notte.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

LA MIA PATAGONIA

Un giorno una maga mi disse:

“Vedi questa carta? Ti somiglia”

E la sbocconcellò su una tavola grezza…

Un carro e due cavalli,

uno bianco, uno nero

Un cavaliere solitario senza macchia e paura

L’invito a fuggire nella mia Patagonia

Sbagliai strada e infine

Sbarcai in una notte di Londra pallida e perversa

Qualche stella si specchiava sinuosa

tra le onde di un fiume incantato

Ma io sognavo il Fuoco, il Mare possente e il Cerro altissimo,

la mia Patagonia che non trovavo

Mangiavo fish and cheaps, dormivo sulla Queensway

in compagnia di occhi a mandorla

che tagliavano i miei riccioli d’oro per venderli ai mercanti del Nord

amici di una Papessa dal ventre gonfio e i seni opulenti

Trovala, trova quella Donna, ti porterà in Patagonia

E io nascondevo il cuore ferito

nei vasti quartieri di quella città assassina

Così mi misi in cerca, e mi chiamavano Matta

Eccola arriva! Ha solo un sacco macché valigia

cosa mai può metterci dentro se non ha nulla da dire

e da fare e da morire…

Ma io quella donna non la trovavo e a tutti chiedevo

Il favore inutile di rendermela che importa!

Anche vuota, striminzita ma viva

nascosta nel volto di una donna qualunque

Madre amatissima…

Imparai le carte buttandole sui vasti selciati

e così era la vita, così me la guadagnavo

E per tutti, mai per me, lei sempre usciva

rovesciata, sorniona e maligna

accanto a Diavoli e Eremiti…

Il segreto è ancora lontano, parevano dirmi,

ma allo scoccar dell’ora, quando meno te l’aspetti,

Qualcosa accadrà

Orami è primavera, per l’ultima volta voglio provare

queste carte toccate da migliaia di mani

Esce! Esce! E’ uscita, mi sorride, è diritta, finalmente!

Una vecchietta mi si accosta:

“Prigioniera di questa Londra, ho la Patagonia nella mia mano…

Verresti via con me?”

Il capitombolo del cuore, la felicità inattesa

La Papessa! Ma non ha i seni caldi e il ventre accogliente

Mi cattura! Mi cattura!

Ha le dita d’osso lunghe e aguzze e l’alito senile

Una piccola falce le brilla sul collo,

Un ciondolo di latta che racchiude la mia Patagonia.

Marina Regno

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