Frecce di luce
La scienza può spiegare il meccanismo che regola la natura,
ma non il fascino che essa emana.
*
La poesia è schegge di vetro impazzito nelle mie mani.
*
Nuvole arrestano l’emorragia del tempo che fugge.
*
Ho conosciuto il dolore del mare;
ho bevuto il suo veleno.
Nello scrigno della bellezza racchiude l’inganno.
*
Parole per ogni evo
ora in alto, ora in bassorilievo.
Tempesta di carta
su pareti assolate,
foresta di latta
tra pareti ingrate.
Parole per sogni e realtà,
parole per ogni verità.
*
Gigli imbrattati di sangue
per un uomo mai stato fanciullo.
*
Nella moltitudine pochi spilli di luce
aprono un cratere. Una voragine
nella cruna dell’anima intride
d’imperituro stupore.
*
Sorprendimi, cuore;
lascia che io erri.
Non temo i tuoi tetri misteri,
ma tremo come una stella inesperta
per il giorno che si avvicina.
*
Ho ridotto il presente a pochi oggetti.
Vi ho scorto il mondo intero.
Erano fragole o rubini?
vetri o cristalli?
Ieri o domani?
*
Odore di macerie,
fieno e benzina.
Una nuvola per cuscino,
un sogno per promessa.
*
Sotto un cielo caldo e fumoso
un libro cade in acqua.
Parole spezzate per vite alla deriva.
Per pochi istanti un arcobaleno
solca quelle pagine.
Parole alla deriva per vite spezzate.
Unica superstite una macchia di luce,
candida voragine di presagi nascosti.
Parole e vite alla deriva e spezzate.
*
Nel deserto dei suoni
odo repentine e tacite zampette di cane sul lastricato.
Il selciato si anima
e con esso il mio cuore.
*
La luna ondeggiava come una moneta,
metà bianca, metà nera,
infarinata come un Pierrot,
mentre un volto scavava
nella penombra di una stanza dimenticata.
*
Nel cuore dei cani
alberga l’anima di poeti estinti.
*
Veglia sul tuo cuore;
non smarrirlo.
Non permettere che strappino
le ali a una farfalla;
non permettere che strappino
grida a un fanciullo.
Forse anche il vento trema di paura.
*
Una freccia nella faretra,
un’impronta e il suo tacito piede
sulla sabbia ambrata,
in un duello segreto,
attendono il ritmo del mare.
Attendono il ritorno del mare.
*
Dicembre senza neve,
eppure sento ancora sul volto
quella dispettosa cipria gelida.
Ancora avvolta nel cappotto rosso dell’addio,
senza il riflesso dei suoi giorni.
Un nuovo dolore
ha chiuso
la vecchia ferita.
Nessun fiore
per una lapide nera d’oblio.
Nessun fiore
per chi non ha voluto ascoltare
le ragioni che hanno reso impossibile
un sogno a lungo condiviso.
Un delitto perfetto
racchiuso in una eterna crisalide.
*
Un cielo grondante di luci spente
per un tempio in rovina.
Solo fusti di colonne e capitelli
in frantumi sparsi al suolo.
Corpi umani deflagrati
come in un quadro di Otto Dix.
*
Un lupo
incanta la luna,
un bacio sognato
apre una ferita invisibile,
un fascio di luce
chiude ogni feritoia e spiraglio.
*
Una lettera
e fui nuovamente libera.
Usai le parole più belle,
e furono le più crudeli.
Ritrovai i sogni più puri
e le verità più certe.
Scoprii il piacere pieno
del non desiderare nulla,
la gratitudine verso me stessa,
perché incapace di confondere
vita e inganno.
*
Un vecchio papillon di seta
riposa sul velluto
di occhi instillati
d’ambrosia.
*
Erano soltanto
distese d’erba
infuocate d’amaranto,
sognate melodie
di un carillon perduto
disperse in verdi vallate,
stelle di carbone
illuminate dal vento.
*
Soli testimoni
granito dilaniato
e sassi affogati nella terra;
un mesto traliccio s’insinua
nel paesaggio un tempo ridente;
isole architettoniche impazziscono
nell’amnesia
di una città giunta all’estrema deflagrazione.
*
Una stella smarrita
in una costellazione nemica
incide con profili taglienti
roventi specchi.
*
La notte,
sconfitta dall’invasione del giorno,
accusa di spergiuro
stelle snelle e oro scuro.
*
Questi piedi insanguinati
conoscono segreti
inaccessibili al cuore.
*
Palpebre serrate
da sabbie e oscurità incandescenti,
memori di arene e mausolei,
custodi di venature di alberi e marmi,
temono un vetro sottile,
oltre il quale nulla sembra accadere.
*
I tempi dell’attesa
fluiscono
su rosse corsie
di sangue rappreso.
A valanga,
investono e inondano
scale indifferenti da anni.
Due luci repentine
s’incrociano e sostano
sul medesimo gradino,
per poi spegnersi su sabbie remote
e illuminare un lontano anfratto.
*
Una crisalide
mai divenuta farfalla
e tre variopinti pappagallini
veleggiano nell’aria,
forieri di letizia e sonorità.
L’ineffabile,
Klee, Loos e Byron.
*
Una vera amicizia,
impressa in una vena d’oro,
raccoglie in un sacchetto
tessere musive di vite parallele.
Una mano paziente
svela sinopie
d’affreschi perduti.
*
In incubi ricorrenti
pesciolini d’argento
appesi al soffitto
sono pronti a divorare
la carta dei miei libri.
Ma non la loro anima.
*
Le facciate degli edifici
arretrano al mio incedere.
Aggraziate tortore
accolgono la pioggia copiosa.
Mi confondo tra loro.
*
Di una mostra di Rembrandt
rammento
ebrei in una sinagoga
e calde lastre di rame incise.
E tanti autoritratti fatti allo specchio.
Su una lastra di vetro
si riflettono il mio volto e la mia vita.
Distinguo soltanto
un trapezio bianco
su un foglio bianco.
*
I Mormoni,
a due a due,
forti della loro giovane bellezza,
conquistano la città;
invadono le strade,
riempiendole di sorrisi e luce.
*
L’armonia dei pezzi mancanti
è un’elegante pantera
che sfida il mondo.
*
Vivo la vita
come un quadrato su un cerchio.
Debordando.
*
Colonne e architravi
impigliati nella vegetazione
di un parco
divenuto immaginaria foresta.
Di arco in arco,
nella spirale di Lignano Pineta.
Da Piazza del mare
si leva un’alba rarefatta.
Il cielo fugge
in veli catturati
da reti leggere.
Il mare sprofonda
in una battaglia
di pesanti lastre di vetro sovrapposte.
Specchi e cristalli
travolti
da carta stagnola.
*
Il mio Vittorio
ha le labbra verdi
e un’aquila in petto.
Un lampo di cielo
ne attraversa lo sguardo,
i rossi capelli
travolgono e scuotono l’aria
in folli cavalcate,
il pallido volto
s’imperla d’ambrosia.
Dispregiatore di vizi e viltà,
duellatore indomito tra i perigli,
creatore di nitido avorio
e guizzi sanguigni,
generatore di un eroico vento impetuoso
che allontana e disperde
polveri e timori.
Corro sull’onda delle sue parole,
tra pagine di freschezza e ardore,
sulla scia lasciata dai suoi cavalli,
immersa nel suo “raggio vivificante”.
*
Frecce e sagitte,
saette, dardi e strali.
La mia vita
fluisce
in un arco sempre teso.
Frecce su binari mai paralleli
Frecce d’archi mai a tutto centro
Frecce tricolori senza patria
Frecce di campanili senza dio
Frecce prive di bersaglio
Frecce di direzione prive di destinazione
Frecce di Cupido ostili
Frecce di centauri mai vili
Frecce celesti di Sagittario
Frecce d’argento della McLaren
Frecce d’oro i miei cani
Frecce precise di vettori
Frecce improvvise dei parti.
Una faretra mai chiusa
e mai piena.
Frecce provenienti
da giorni remoti,
in attesa di fuochi futuri,
inarrestabili e scintillanti,
schiodano il tempo presente
da un albero ormai morto.
FRECCE DI LUCE,
frecce che rendono
le parole delle tenebre
labili e sfuggenti.
Claudia Manuela Turco