Io cavaliere errante busso al tuo portone
Delirante farfalla, rivoltosa amante
alla ricerca dell’ignoto hai divorato le tue ali,
per divenire simile al millepiedi tuo
unico grande amore.
Felice è il falco
Che libero può volare
Volteggiare e lanciarsi in picchiata.
Felice è il sole
Che può far capolino tra le nuvole
E donare il suo calore.
Felice sono io
Che ho te
La più dolce delle poesie.
Il lupo che per giorni non mi ha lasciato dormire
Questa notte è andato via.
Ho visto rientrare gli scorpioni nelle proprie tane.
Beato della mia pace mi addormento tra le tue braccia.
La tua voce come una dolce nenia
inebria il mio cuore.
Fa freddo questa notte, dolce fanciulla, le urla e le grasse risate del tuo palazzo
Si sono ritirate per riposare.
Il tuo giullare ha indossato le vesti del menestrello
perché lui era troppo ubriaco per cantarti la tua nenia serale.
La sua voce non è sonora, il suo liuto è scordato e la sua storia forse non ti piacerà,
ma anche questa volta si inchinerà al tuo volere.
Non conosceva storie di cavalieri, ne di maghi o folletti,
ma solo la storia di un uomo che ancora bambino fu condotto al cospetto della donna
che avrebbe dato un senso al suo respiro.
Bella, con gli occhi pieni del riflesso degli arcobaleni,
nobile di cuore, figlia del serpente che fù causa dei nostri peccati.
Mille notti passate a sognarla, mai un attimo per poterle parlare
Gomito a gomito alla stessa tavola senza poterla guardare.
Saltava, rideva e scherniva tutto e tutti
Godendo per ogni suo più piccolo sorriso.
Passava ore a spiare la sua finestra,
costretto a calare lo sguardo quando ella lo salutava.
Un giorno tento di fuggire
fu proprio la mano di colei che tanto amava a punirlo.
La sua voce mutava mentre le lacrime venivano giù dai suoi occhi.
In silenzio per tutta la vita
celando dentro di se il suo amore , fino a che non la vide dormire.
Confesso tutti i suoi sentimenti,
e le sue labbra sfiorarono la fronte
del suo folle amore in quel ultimo saluto.
Il giorno era finito e mentre al castello tutti dormivano,
il giullare con gli occhi colmi di lacrime
spariva sulla lunga strada verso l’orizzonte.
Da quel giorno nessuno ha più saputo nulla del
giullare menestrello per una notte.
Dieci colori per la mia dama
Infinite emozioni per lei che m’ama
Ho lasciato il mio castello per seguirla in ogni luogo,
ho liberato il mio cavallo per calcare le sue orme.
Dieci colori per la mia dama
Infinite emozioni per lei che m’ama
Un mantello in azzurro
Per nascondersi nel cielo,
un cappello in oro
a farle da corona.
Dieci colori per la mia dama
Infinite emozioni per lei che m’ama.
Il nero per coprire il suo passato,
il rosso per segnare la sua strada.
Dieci colori per la mia dama
Infinite emozioni per lei che m’ama.
Il carminio per le lenzuola
Che la copriranno,
il bianco per le sue sottovesti.
Dieci colori per la mia dama
Infinite emozioni per lei che m’ama.
L’arancio per illuminare i suoi giorni,
il porpora per oscurare le sue notti.
Dieci colori per la mia dama
Infinite emozioni per lei che m’ama.
Il rosa per la sua casa
Il verde per le sue scarpe.
Dieci colori per la mia dama
infinite emozioni per lei che m’ama.
Cantastorie e menestrello è la tua veste.
Il cielo è calato sui nostri corpi
Il padrone delle anime ci ha chiamato a se
I grandi grifoni si sono alzati in volo più su dei nostri sguardi.
Veloce il vascello solca il mare
Bandiera nera sul pappafico
Uomini che si preparano all’arrembaggio.
Si corre sul ponte sotto coperta si caricano i cannoni
Il capitano è pronto ad ordinare
La mano carezza l’impugnatura della sciabola.
La preda è a vista
La tigre affila gli artigli nella scura terra
La piccola zebra è un boccone troppo prelibato
per lasciarselo scappare.
L’enorme tendone brulicava di persone,
dalla sagra tutti fluivano per assistere allo spettacolo,
il piccolo trapezista croato si accompagnava al clown sloveno.
Vivace il numero coinvolgeva tutti
a nessuno era consentito distrarsi
gli occhi volti al cielo portavano tutti là in alto tra le funi,
il sogno e la fantasia.
Il sole si è coperto con il nero manto della notte
e tutti si sono ritirati nelle loro case ,
dalla strada passo davanti all’alveare dove vedo in ogni cella
banchettare bimbi e genitori.
Tu sei lì dove io devo arrivare
il calore della nostra casa è il tuo sguardo che mi accoglie dolcissimo.
Cavalco da un giorno ed una notte,
i muscoli tesi del mio cavallo
fanno sussultare i miei fianchi ad ogni passo.
Gli avvoltoi dall’altura ci guardano ed attendono ;
i resti dei loro pasti sparsi sulla strada
sono divenuti secchi sotto i colpi del sole.
Il loro digiuno si è protratto per troppo tempo.
I passi si fanno sempre più pesanti
i miraggi hanno preso il posto della realtà
sulla strada che sembra bagnata.
Il ripetersi di sentieri poco battuti,
che uno dopo l’altro si incrociano col mio,
continuano a confondermi.
I cerchi descritti dai neri pennuti
si stringono sempre più intorno al mio capo,
corona troppo pesante per chi come me
si trascina dietro anche il proprio corpo.
Un giorno in cui tutto sembra dover essere battezzato, la mia paura è infondata.
Ho desiderato che arrivasse questo momento, la dama che dividerà con me il mondo sta per arrivare, io farò di tutto per proteggerla ; un giorno la piccola fata mi disse che la mia principessa doveva da sola uscire dal castello in cui era prigioniera e tirarmi giù da cavallo chiedendomi di condurla lontano.
Quando tu mi hai detto di voler cucinare per me nella mia casa, ho creduto che il mondo si aprisse dinanzi a me.
Io druido in questo secolo pensavo che la solitudine fosse la pena per le mie vite passate, ma la tua presenza sulla mia strada no è un caso.
Dall’isola di Avalon sei stata mandata a me per ridare significato alla parola.
Hai strappato uno sguardo alla principessa
Eludendo i suoi guardiani ti sei fermato a parlare con lei,
hai cominciato ad amarla pur sapendo di non poterla mai avere.
Non vuoi più andare via, hai deciso di aspettare;
nei giardini ti sei sfogato col giullare,
lui ha pianto con te il tuo dolore.
Oggi un fatto gravissimo è accaduto tra le mura del palazzo,
la corona è sparita.
Secondo la legge il principe deve essere esiliato.
Il giullare ti ha aperto il portone
E sul suo capo non più il cappello a sonagli
Ma la corona coperta di nastri e campanelli.
Cento uccelli sul mio capo,
strada lastricata di cadaveri.
Solo il mio nome a farmi compagnia in questo nuovo viaggio.
Il circo alle porte della città aspetta soltanto me,
il carrozzone dell’incantatrice di serpenti sarà la mia futura casa.
È passato tanto tempo da quando mi unii al circo,
ma lei non l ho mai dimenticata.
Cortese creatura
distruggi i miei incubi
lascia che io possa godere del mio sonno da bambino
tienimi stretta la mano
non conosco la strada .
Vento culla le fronde
che cantano accompagnate dallo scorrere
lento dell’acqua del fiume.
Il bosco stringe i suoi rami in un abbraccio di padre.
Su il cielo è punteggiato di stelle
e veloci sfrecciano comete e stelle cadenti.
Dopo aver masticato foglie di mandragola
Ci siamo distesi sulla sabbia,
intrecci di lingue e di mani
seni turgidi e gonfi…
irresistibile richiamo,
vento messaggero del tuo amore.
Richiamo a me gli ippogrifi:
legate al carro i vostri corpi
così che io possa raggiungerla…
menestrelli componete il canto che io porterò a lei,
elfi svelatemi dove è nascosto il mantello
che le vostre dame hanno intessuto: lei avrà freddo.
Nani donatemi la vostra saggia e forbita favella,
affinché io sia chiaro nel confessarle il mio amore.
“fate perché mi guardate?”
ditemi i vostri pensieri
voi conoscete il futuro
voi conoscete lei.
Grifoni vegliate il suo sonno;
giullare posa sul mio capo il tuo cappello a sonagli
così che lei sorrida nel vedermi.
Liberate gli uccelli dalle voliere
Loro annunceranno il mio arrivo.
l’airone è andato via
Mai più il suo verso si udirà nel mio cielo.
Sono passato lì
Dove era il suo nido che spoglio ed abbandonato
Era oramai freddo.
Mendico una nuova vita
Che la mia pelle si ricopra di penne
Che le mie braccia diventino ali
Affinché io possa seguire il mio airone.
Oggi il teatro dei burattini
È arrivato nella mia città.
Sono anni che il burattinaio gioca
Con i sentimenti dei poveri burattini;
e non riesco a capire perché non si ribellano.
Subito fuori dalla città,
è lì che si trova la sorgente della luce,
ed è lì che spesso io ritorno con la mente.
Tra quei riflessi,
immersi in quegli arcobaleni
angeli dalla candida pelle
ristorano le loro membra.
Non si può assistere,
e per errore io lo feci.
Incantato assistevo,
dal mio nascondiglio, ai loro giochi.
Nel buio del bosco
Ombre nere si muovevano veloci,
demoni, esseri che avevano negato la luce,
erano arrivati a turbare quei momenti.
Le acque mutarono di colore
E tutt’intorno i fiori scolorirono.
La violenza sembrava non avere fine,
sconvolto nascosi per un attimo lo sguardo…
il silenzio….
Nulla sembrava accaduto
girando tra quei sassi trovai una candida piuma macchiata di sangue.
Il nomade è tornato nella città della sua nascita,
molte cose sono cambiate
ma i visi sono sempre gli stessi.
Una donna…
Si il suo primo amore era lì
Molti più segni sul suo volto molti più anni sulle sue spalle.
Il suo sguardo non era mutato,
il suo cuore colmo di ricordi si aprì..
un fiume di parole un oceano d’amore
per troppo tempo tenuto in un bicchiere.
Era intimorito dai suoi pensieri ma lei era lì
E lui doveva dirle quanto l’aveva amata.
Ora che lui è di nuovo sulla strada pensa a quel fiore
Le cui spine sono ancora sulle mani e che forse non andranno mai via.
Come aironi i mie pensieri migrano dalla mente
Alla ricerca del tuo sguardo del tuo sorriso.
L’arsura delle mie giornate è bagnata dalla dolce pioggia
Del ricordo delle tue mani dalla tua voce.
Infiniti sono i tesori di cui si può disporre
Unico è l’amore di cui mi fai dono.
Albero lanciato verso il cielo
Donami le tue radici
Ed io ti darò la vita.
Offrimi la tua vetta o vergine montagna;
sciogli le nevi che giorni a dietro hanno coperto i tuoi sentieri,
non opporti al mio procedere,
io pellegrino nel tuo amore
nomade nella tua ombra.
Lasciami vivere eremita nella tua pace
Io veglierò sul tuo sonno.
Ho sprecato gli ultimi giorni
Ad inseguire la volpe per i boschi,
credevo di poterla raggiungere
ma il fardello che mi portavo sulle spalle rallentava i miei passi.
I miei occhi la vedevano vicina ma le mie braccia tese
Non riuscivano ad afferrarla.
Nella corsa sono uscito dal bosco
Tra le mie braccia un bimbo non mio
L’ho cullato e ne ho avuto cura,
alla ricerca di un riparo sono giunto alla tua porta,
il tuo sorriso ha disteso il mio animo,
hai preso il bimbo che oramai non piangeva più
un ultimo saluto ed il tuo uscio si è chiuso
lasciandomi fuori.
Oggi sono nato
Intorno a me nulla può darmi dolore,
credevo che l’ amore non esistesse
ma le ho carezzato il volto.
La terra, il fuoco e l’acqua
Sono in colei che voglio sia mia.
E che Dioniso prepari il banchetto nuziale
Voi amici della foresta uscite
Per rendere omaggio a colei che regnerà suprema.
Folletti e ninfe sarete paggi e damigelle
Voi sapienti nani istruitemi affinché io sia preparato,
il gran giorno sta per arrivare : che io sia pronto.
Macchie di sangue sul selciato
Una piccola anima attende la sua ascesa all’eternità.
Ha abbandonato le sue spoglie mortali per la mancanza d’amore.
Confusione, polizia ed autoambulanze,
vociare di uomini e donne, accorsi per dovere di cronaca,
hanno spaventato l’angelo disceso per prelevarla.
Ora che tutto è passato
La piccola anima è restata prigioniera sulla terra.
Un bimbo l’ ha incontrata e le ha parlato,
lei ha pianto e lui l’ ha amata.
Come fantasma lei vive ancora,
il bimbo è divenuto uomo ed ha conosciuto il piacere
dimenticando la sua piccola anima
che donava amore etereo come etereo era il suo corpo.
L’uomo ha dimenticato tutto
Ed ora ha smesso di amare ed ha cominciato a contare.
Ha rincontrato la piccola anima
Ed ha avuto paura dei fantasmi.
Questa notte i folletti dagli occhi di fuoco
Si sono stretti intorno al mio letto;
disteso faccio finta di dormire, alla mie orecchie giungono i loro bisbigli,
invocano gli spiriti neri della foresta,
li sento chiamare il drago Shamro perché mi dia in pasto ai suoi piccoli.
Cerco nel silenzio il tuo respiro, cerco nel buio il tuo volto.
Mi hai lasciato solo,
hai abbandonato la nostra alcova senza una spiegazione.
Questa notte non vuole passare, il chiarore della mia sigaretta
Ha fatto fuggire i folletti ma non ha fatto tornare te.
Ho seguito il lungo viale che conduce nel buio della selva.
Un rabdomante alla ricerca della sorgente della giovinezza,
ha perduto il senno ed ha ucciso la sua compagna.
Continuo avvicendarsi di ostacoli sul cammino di chi cerca.
Pepite sul fondo del pozzo rendono l’acqua un veleno,
ed io cominciò ad avere sete.
In queste ore di desio
Strappo fili d’erba
Per suonare il mio concerto al cielo
Che si nasconde dietro l’intreccio di rami sul mio capo.
Non ho più il tempo.
Una bimba chiama suo padre
Il suo volto e scarno,
nei suoi capelli foglie e ramoscelli,
il suo abito liso sembra cucito dal pudore.
La mia mano si tende per darle conforta
Ma lei svanisce…
Credendo di aver perduto la mia anima
Ho elevato un altare su di un tronco spezzato;
ho inciso un volto su di un ramo
ed è apparso Dioniso sorridente.
Nel bosco ho incontrato una anziana signora alla ricerca di radici
Affamata ha divorato la mandragola;
i folletti l’ hanno portata con loro
ed odore di lussuria ha riempito l’aria.
Un’ombra ha continuato a spiarmi
L’ ho scoperta eppure continua a restare nascosta.
Non so da quanto tempo sono qui ma il gufo si è librato nell’aria
E non riesco a ricordare come si torna indietro.
Il banchetto nuziale è già iniziato
E tu non sei ancora arrivata.
Strane illustrazioni su papiri ingialliti,
menestrelli che cantano amori mai vissuti.
Sarò io, testimone del sogno, a raccontarlo a voi.
Solo tu ,forse, capirai le mie parole;
tu che sei venuta dal sogno tenendomi per mano
aiutami a raccontare una storia mai finita,
aiutami a vivere un amore mai cantato.
Il banchetto non può fermarsi,
Dioniso è arrivato trionfante in queste vite tristi
Che ora inebriate e felici attendono il vino nuovo
Perché questa festa non finisca mai.
Cigno bianco
Puri i lineamenti del bimbo
Edoratore della tua bellezza.
Il verde scarabeo ha bussato alla mia finestra
La mia paura non lo ha fatto entrare
Il nero corvo ne ha approfittato.
L’acqua gettata sul fuoco lo ha reso più vivo.
Ti sei nutrito di speranze
Per accrescere il tuo potere.
Soggiogato è il mercante che ha lasciato le sue merci
Per seguire la tua ombra.
“sconclusionate sono le mie parole?”
ma hai mai sentito
di qualcuno che abbia diretto il canto della foresta.
Se mi ami mi capirai.
Ho sentito il tuo respiro
Sussurrarmi l’amore
Mentre i gufi come avvoltoi
Attendevano la mia morte.
Forte in me cresce il desiderio di sfamarli
Ma la tua mano mi trattiene con forza;
ho liberato il topo dalla gabbia
sacrificandolo.
È passato il tempo ed il caldo sole ha infierito sulla carogna.
Loro volevano me.
Bramo il tuo essere,
qui accanto a me,
desidero vederti muovere tra le mura della mia dimora,
il tuo profumo in me ,
i tuoi colori a farmi da veste
il mio letto altare alla tua purezza,
comporre versi seduto accanto al tuo corpo
che cerca ristoro nel sonno dei giusti,
respirare i tuoi umori e inebriarmi
della gioia che i tuoi occhi proiettano nella aria.
Accenderò candele al grande vecchio
a lui sacrificherò incensi
per presentargli la mia preghiera.
Passa veloce e non lasciar traccia
corri tra boschi e non muovere foglia
io bramo il suo arrivo:
il suo cavallo valicherà montagne e attraverserà vallate
per giungere a me.
Grande vecchio
nulla di più io ti chiedo
di donarmi questi giorni
così che io li bruci.
Vento tiepido dell’oceano pacifico
acqua limpida dei laghi di scozia
cieli sereni d’africa
ecco ciò che tu porti a me.
Cerco una soffice nuvola
per poggiarvi i tuoi capelli.
Raccolgo sprazzi di schiuma dalle scogliere d’Irlanda
per posarvi il tuo corpo.
Intesserò una coperta con fili d’erba
per proteggerti dal freddo.
Il respiro delle montagne
ti cullerà dolcemente.
Io sarò lì accanto a te,
a vegliare sul tuo sonno
e ad offrirti la mia mano quando avrai paura.
Buona notte amore mio.
Angelo Coscia