Io cavaliere errante busso al tuo portone, Angelo Coscia

Io cavaliere errante busso al tuo portone

 

Delirante farfalla, rivoltosa amante

alla ricerca dell’ignoto hai divorato le tue ali,

per divenire simile al millepiedi tuo

unico grande amore.

 

 

 

Felice è il falco

Che libero può volare

Volteggiare e lanciarsi in picchiata.

Felice è il sole

Che può far capolino tra le nuvole

E donare il suo calore.

Felice sono io

Che ho te

La più dolce delle poesie.

 

 

 

Il lupo che per giorni non mi ha lasciato dormire

Questa notte è andato via.

Ho visto rientrare gli scorpioni nelle proprie tane.

Beato della mia pace mi addormento tra le tue braccia.

La tua voce come una dolce nenia

inebria il mio cuore.

 

 

 

Fa freddo questa notte, dolce fanciulla, le urla e le grasse risate del tuo palazzo

Si sono ritirate per riposare.

Il tuo giullare ha indossato le vesti del menestrello

perché lui era troppo ubriaco per cantarti la tua nenia serale.

La sua voce non è sonora, il suo liuto è scordato e la sua storia forse non ti piacerà,

ma anche questa volta si inchinerà al tuo volere.

Non conosceva storie di cavalieri, ne di maghi o folletti,

ma solo la storia di un uomo che ancora bambino fu condotto al cospetto della donna

che avrebbe dato un senso al suo respiro.

Bella, con gli occhi pieni del riflesso degli arcobaleni,

nobile di cuore, figlia del serpente che fù causa dei nostri peccati.

Mille notti passate a sognarla, mai un attimo per poterle parlare

Gomito a gomito alla stessa tavola senza poterla guardare.

Saltava, rideva e scherniva tutto e tutti

Godendo per ogni suo più piccolo sorriso.

Passava ore a spiare la sua finestra,

costretto a calare lo sguardo quando ella lo salutava.

Un giorno tento di fuggire

fu proprio la mano di colei che tanto amava a punirlo.

La sua voce mutava mentre le lacrime venivano giù dai suoi occhi.

In silenzio per tutta la vita

celando dentro di se il suo amore , fino a che non la vide dormire.

Confesso tutti i suoi sentimenti,

e le sue labbra sfiorarono la fronte

del suo folle amore in quel ultimo saluto.

Il giorno era finito e mentre al castello tutti dormivano,

il giullare con gli occhi colmi di lacrime

spariva sulla lunga strada verso l’orizzonte.

Da quel giorno nessuno ha più saputo nulla del

giullare menestrello per una notte.

 

 

 

Dieci colori per la mia dama

Infinite emozioni per lei che m’ama

Ho lasciato il mio castello per seguirla in ogni luogo,

ho liberato il mio cavallo per calcare le sue orme.

Dieci colori per la mia dama

Infinite emozioni per lei che m’ama

Un mantello in azzurro

Per nascondersi nel cielo,

un cappello in oro

a farle da corona.

Dieci colori per la mia dama

Infinite emozioni per lei che m’ama.

Il nero per coprire il suo passato,

il rosso per segnare la sua strada.

Dieci colori per la mia dama

Infinite emozioni per lei che m’ama.

Il carminio per le lenzuola

Che la copriranno,

il bianco per le sue sottovesti.

Dieci colori per la mia dama

Infinite emozioni per lei che m’ama.

L’arancio per illuminare i suoi giorni,

il porpora per oscurare le sue notti.

Dieci colori per la mia dama

Infinite emozioni per lei che m’ama.

Il rosa per la sua casa

Il verde per le sue scarpe.

Dieci colori per la mia dama

infinite emozioni per lei che m’ama.

 

 

 

 

 

Cantastorie e menestrello è la tua veste.

Il cielo è calato sui nostri corpi

Il padrone delle anime ci ha chiamato a se

I grandi grifoni si sono alzati in volo più su dei nostri sguardi.

 

 

 

 

Veloce il vascello solca il mare

Bandiera nera sul pappafico

Uomini che si preparano all’arrembaggio.

Si corre sul ponte sotto coperta si caricano i cannoni

Il capitano è pronto ad ordinare

La mano carezza l’impugnatura della sciabola.

La preda è a vista

La tigre affila gli artigli nella scura terra

La piccola zebra è un boccone troppo prelibato

per lasciarselo scappare.

 

 

 

 

L’enorme tendone brulicava di persone,

dalla sagra tutti fluivano per assistere allo spettacolo,

il piccolo trapezista croato si accompagnava al clown sloveno.

Vivace il numero coinvolgeva tutti

a nessuno era consentito distrarsi

gli occhi volti al cielo portavano tutti là in alto tra le funi,

il sogno e la fantasia.

 

 

 

Il sole si è coperto con il nero manto della notte

e tutti si sono ritirati nelle loro case ,

dalla strada passo davanti all’alveare dove vedo in ogni cella

banchettare bimbi e genitori.

Tu sei lì dove io devo arrivare

il calore della nostra casa è il tuo sguardo che mi accoglie dolcissimo.

 

 

 

 

Cavalco da un giorno ed una notte,

i muscoli tesi del mio cavallo

fanno sussultare i miei fianchi ad ogni passo.

Gli avvoltoi dall’altura ci guardano ed attendono ;

i resti dei loro pasti sparsi sulla strada

sono divenuti secchi sotto i colpi del sole.

Il loro digiuno si è protratto per troppo tempo.

I passi si fanno sempre più pesanti

i miraggi hanno preso il posto della realtà

sulla strada che sembra bagnata.

Il ripetersi di sentieri poco battuti,

che uno dopo l’altro si incrociano col mio,

continuano a confondermi.

I cerchi descritti dai neri pennuti

si stringono sempre più intorno al mio capo,

corona troppo pesante per chi come me

si trascina dietro anche il proprio corpo.

 

 

 

 

Un giorno in cui tutto sembra dover essere battezzato, la mia paura è infondata.

Ho desiderato che arrivasse questo momento, la dama che dividerà con me il mondo sta per arrivare, io farò di tutto per proteggerla ; un giorno la piccola fata mi disse che la mia principessa doveva da sola uscire dal castello in cui era prigioniera e tirarmi giù da cavallo chiedendomi di condurla lontano.

Quando tu mi hai detto di voler cucinare per me nella mia casa, ho creduto che il mondo si aprisse dinanzi a me.

Io druido in questo secolo pensavo che la solitudine fosse la pena per le mie vite passate, ma la tua presenza sulla mia strada no è un caso.

Dall’isola di Avalon sei stata mandata a me per ridare significato alla parola.

 

 

 

 
Hai strappato uno sguardo alla principessa

Eludendo i suoi guardiani ti sei fermato a parlare con lei,

hai cominciato ad amarla pur sapendo di non poterla mai avere.

Non vuoi più andare via, hai deciso di aspettare;

nei giardini ti sei sfogato col giullare,

lui ha pianto con te il tuo dolore.

Oggi un fatto gravissimo è accaduto tra le mura del palazzo,

la corona è sparita.

Secondo la legge il principe deve essere esiliato.

Il giullare ti ha aperto il portone

E sul suo capo non più il cappello a sonagli

Ma la corona coperta di nastri e campanelli.

 

 

 

 

Cento uccelli sul mio capo,

 strada lastricata di cadaveri.

Solo il mio nome a farmi compagnia in questo nuovo viaggio.

Il circo alle porte della città aspetta soltanto me,

il carrozzone dell’incantatrice di serpenti sarà la mia futura casa.

È passato tanto tempo da quando mi unii al circo,

ma lei non l ho mai dimenticata.

 

 

 

 

 

Cortese creatura

distruggi i miei incubi

lascia che io possa godere del  mio sonno da bambino

tienimi stretta la mano

non conosco la strada .

Vento culla le fronde

che cantano accompagnate dallo scorrere

lento dell’acqua del fiume.

Il bosco stringe i suoi rami in un abbraccio di padre.

Su il cielo è punteggiato di stelle

e veloci sfrecciano comete e stelle cadenti.

 

 

 

 

 

 

Dopo aver masticato foglie di mandragola

Ci siamo distesi sulla sabbia,

intrecci di lingue e di mani

seni turgidi e gonfi…

irresistibile richiamo,

vento messaggero del tuo amore.

Richiamo a me gli ippogrifi:

legate al carro i vostri corpi

così che io possa raggiungerla…

menestrelli componete il canto che io porterò a lei,

elfi svelatemi dove è nascosto il mantello

che le vostre dame hanno intessuto:  lei avrà freddo.

Nani donatemi la vostra saggia e forbita favella,

affinché io sia chiaro nel confessarle il mio amore.

“fate perché mi guardate?”

ditemi i vostri pensieri

voi conoscete il futuro

voi conoscete lei.

Grifoni vegliate il suo sonno;

giullare posa sul mio capo il tuo cappello a sonagli

così che lei sorrida nel vedermi.

Liberate gli uccelli dalle voliere

Loro annunceranno il mio arrivo.

 

 

 

l’airone è andato via

Mai più il suo verso si udirà nel mio cielo.

Sono passato lì

Dove era il suo nido che spoglio ed abbandonato

Era oramai freddo.

Mendico una nuova vita

Che la mia pelle si ricopra di penne

Che le mie braccia  diventino ali

Affinché io possa seguire il mio airone.

 

Oggi il teatro dei burattini

È arrivato nella mia città.

Sono anni che il burattinaio gioca

Con i sentimenti dei poveri burattini;

e non riesco a capire perché non si ribellano.

 

 

 

 

Subito fuori dalla città,

è lì che si trova la sorgente della luce,

ed è lì che spesso io ritorno con la mente.

Tra quei riflessi,

immersi in quegli arcobaleni

angeli dalla candida pelle

ristorano le loro membra.

Non si può assistere,

e per errore io lo feci.

Incantato assistevo,

dal mio nascondiglio, ai loro giochi.

Nel buio del bosco

Ombre nere si muovevano veloci,

demoni, esseri che avevano negato la luce,

erano arrivati a turbare quei momenti.

Le acque mutarono di colore

E tutt’intorno i fiori scolorirono.

La violenza sembrava non avere fine,

sconvolto nascosi per un attimo lo sguardo…

il silenzio….

Nulla sembrava accaduto

girando tra quei sassi trovai una candida piuma macchiata di sangue.

 

 

 

 

Il nomade è tornato nella città della sua nascita,

molte cose sono cambiate

ma i visi sono sempre gli stessi.

Una donna…

Si il suo primo amore era lì

Molti più segni sul suo volto molti più anni sulle sue spalle.

Il suo sguardo non era mutato,

il suo cuore colmo di ricordi si aprì..

un fiume di parole un oceano d’amore

per troppo tempo tenuto in un bicchiere.

Era intimorito dai suoi pensieri ma lei era lì

E lui doveva dirle quanto l’aveva amata.

Ora che lui è di nuovo sulla strada pensa a quel fiore

Le cui spine sono ancora sulle mani e che forse non andranno mai via.

 

 

 

Come aironi i mie pensieri migrano dalla mente

Alla ricerca del tuo sguardo del tuo sorriso.

L’arsura delle mie giornate è bagnata dalla dolce pioggia

Del ricordo delle tue mani dalla tua voce.

Infiniti sono i tesori di cui si può disporre

Unico è l’amore di cui mi fai dono.

Albero lanciato verso il cielo

Donami le tue radici

Ed io ti darò la vita.

Offrimi la tua vetta o vergine montagna;

sciogli le nevi che giorni a dietro hanno coperto  i tuoi sentieri,

non opporti al mio procedere,

io pellegrino nel tuo amore

nomade nella tua ombra.

Lasciami vivere eremita nella tua pace

Io veglierò sul tuo sonno.

 

 

 

Ho sprecato gli ultimi giorni

Ad inseguire la volpe per i boschi,

credevo di poterla raggiungere

ma il fardello che mi portavo sulle spalle rallentava i miei passi.

I miei occhi la vedevano vicina ma le mie braccia tese

Non riuscivano ad afferrarla.

Nella corsa sono uscito dal bosco

Tra le mie braccia un bimbo non mio

L’ho cullato e ne ho avuto cura,

alla ricerca di un riparo sono giunto alla tua porta,

il tuo sorriso ha disteso il mio animo,

hai preso il bimbo che oramai non piangeva più

un ultimo saluto ed il tuo uscio si è chiuso

lasciandomi fuori.

 

 

 

Oggi sono nato

Intorno a me nulla può darmi dolore,

credevo che l’ amore non esistesse

ma le ho carezzato il volto.

La terra, il fuoco e l’acqua

Sono in colei che voglio sia mia.

E che Dioniso prepari il banchetto nuziale

Voi amici della foresta uscite

Per rendere omaggio a colei che regnerà suprema.

Folletti e ninfe sarete paggi e damigelle

Voi sapienti nani istruitemi affinché io sia preparato,

il gran giorno sta per arrivare : che io sia pronto.

 

 

 

Macchie di sangue sul selciato

Una piccola anima attende la sua ascesa all’eternità.

Ha abbandonato le sue spoglie mortali per la mancanza d’amore.

Confusione, polizia ed autoambulanze,

vociare di uomini e donne, accorsi per dovere di cronaca,

hanno spaventato l’angelo disceso per prelevarla.

Ora che tutto è passato

La piccola anima è restata prigioniera sulla terra.

Un bimbo l’ ha incontrata e le ha parlato,

lei ha pianto e lui l’ ha amata.

Come fantasma lei vive ancora,

il bimbo è divenuto uomo ed ha conosciuto il piacere

dimenticando la sua piccola anima

che donava amore etereo come etereo era il suo corpo.

L’uomo ha dimenticato tutto

Ed ora ha smesso di amare ed ha cominciato a contare.

Ha rincontrato la piccola anima

Ed ha avuto paura dei fantasmi.

 

 

 

Questa notte i folletti dagli occhi di fuoco

Si sono stretti intorno al mio letto;

disteso faccio finta di dormire, alla mie orecchie giungono i loro bisbigli,

invocano gli spiriti neri della foresta,

li sento chiamare il drago Shamro perché mi dia in pasto ai suoi piccoli.

Cerco nel silenzio il tuo respiro, cerco nel buio il tuo volto.

Mi hai lasciato solo,

hai abbandonato la nostra alcova senza una spiegazione.

Questa notte non vuole passare, il chiarore della mia sigaretta

Ha fatto fuggire i folletti ma non ha fatto tornare te.

 

 

 

Ho seguito il lungo viale che conduce nel buio della selva.

Un rabdomante alla ricerca della sorgente della giovinezza,

ha perduto il senno ed ha ucciso la sua compagna.

Continuo avvicendarsi di ostacoli sul cammino di chi cerca.

Pepite sul fondo del pozzo rendono l’acqua  un veleno,

ed io cominciò ad avere sete.

In queste ore di desio

Strappo fili d’erba

Per suonare il mio concerto al cielo

Che si nasconde dietro l’intreccio di rami sul mio capo.

Non ho più il tempo.

Una bimba chiama suo padre

Il suo volto e scarno,

nei suoi capelli foglie e ramoscelli,

il suo abito liso sembra cucito dal pudore.

La mia mano si tende per darle conforta

Ma lei svanisce…

Credendo di aver perduto la mia anima

Ho elevato un altare su di un tronco spezzato;

ho inciso un volto su di un ramo

ed è apparso Dioniso sorridente.

Nel bosco ho incontrato una anziana signora alla ricerca di radici

Affamata ha divorato la mandragola;

i folletti l’ hanno portata con loro

ed odore di lussuria ha riempito l’aria.

Un’ombra ha continuato a spiarmi

L’ ho scoperta eppure continua a restare nascosta.

Non so da quanto tempo sono qui ma il gufo si è librato nell’aria

E non riesco a ricordare come si torna indietro.

 

 

 

 

Il banchetto nuziale è già iniziato

E tu non sei ancora arrivata.

Strane illustrazioni su papiri ingialliti,

menestrelli che cantano amori mai vissuti.

Sarò io, testimone del sogno, a raccontarlo a voi.

Solo tu ,forse, capirai le mie parole;

tu che sei venuta dal sogno tenendomi per mano

aiutami a raccontare una storia mai finita,

aiutami a vivere un amore mai cantato.

Il banchetto non può fermarsi,

Dioniso è arrivato trionfante in queste vite tristi

Che ora inebriate e felici attendono il vino nuovo

Perché questa festa non finisca mai.

 

 

 

 

Cigno bianco

 

 

Puri i lineamenti del bimbo

Edoratore della tua bellezza.

Il verde scarabeo ha bussato alla mia finestra

La mia paura non lo ha fatto entrare

Il nero corvo ne ha approfittato.

 

L’acqua gettata sul fuoco lo ha reso più vivo.

 

Ti sei nutrito di speranze

Per accrescere il tuo potere.

Soggiogato è il mercante che ha lasciato le sue merci

Per seguire la tua ombra.

“sconclusionate sono le mie parole?”

ma  hai mai sentito

di qualcuno che abbia diretto il canto della foresta.

Se mi ami mi capirai.

 

 

 

Ho sentito il tuo respiro

Sussurrarmi l’amore

Mentre i gufi come avvoltoi

Attendevano la mia morte.

Forte in me cresce il desiderio di sfamarli

Ma la tua mano mi trattiene con forza;

ho liberato il topo dalla gabbia

sacrificandolo.

È passato il tempo ed il caldo sole ha infierito sulla carogna.

Loro volevano me.

 

 

 

Bramo il tuo essere,

qui accanto a me,

desidero vederti muovere tra le mura della mia dimora,

il tuo profumo in me ,

i tuoi colori a farmi da veste

il mio letto altare alla tua purezza,

comporre versi seduto accanto al tuo corpo

 che cerca ristoro nel sonno dei giusti,

respirare i tuoi umori e inebriarmi

della gioia che i tuoi occhi proiettano nella aria.

 

 

 

 
Accenderò candele al grande vecchio

a lui sacrificherò incensi

per presentargli la mia preghiera.

Passa veloce e non lasciar traccia

corri tra boschi e non muovere foglia

io bramo il suo arrivo:

il suo cavallo valicherà montagne e attraverserà vallate

per giungere a me.

Grande vecchio

nulla di più io ti chiedo

di donarmi questi giorni

così che io li bruci.

 

 

 

Vento tiepido dell’oceano pacifico

acqua limpida dei laghi di scozia

cieli sereni d’africa

ecco ciò che tu porti a me.

 

 

 

Cerco una soffice nuvola

per poggiarvi i tuoi capelli.

Raccolgo sprazzi di schiuma dalle scogliere d’Irlanda

per posarvi il tuo corpo.

Intesserò una coperta con fili d’erba

per proteggerti dal freddo.

Il respiro delle montagne

ti cullerà dolcemente.

Io sarò lì accanto a te,

a vegliare sul tuo sonno

e ad offrirti la mia mano quando avrai paura.

Buona notte amore mio.

 

 

 

Angelo Coscia

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