Roberto Pasanisi – Sulla rotta di Magellano

Come scrive Giorgio Barberi Squarotti (professore ordinario di Letteratura italiana all’Università di Torino) nella Prefazione: «Siamo, insomma, di fronte a un’esperienza di poesia che non solo appare in sé di altissimo valore, ma che apre un nuovo ciclo, una nuova concezione, un nuovo modo d’esercizio del linguaggio poetico, sul fondamento saldissimo della cultura poetica che risale alla classicità ma che ha riferimenti moderni e contemporanei di grande ricchezza e sapienza. Pasanisi dimostra ancora una volta che il rinnovamento poetico più intenso e sicuro avviene nella dialettica fra risalita nella dottrina di ciò che il passato ha già proposto ed elaborato e reinvenzione di tali materiali e oltranza di variazione e di ricreazione. Di qui anche la coerenza, la continuità perfetta, la compattezza del libro, a malgrado delle tante direzioni da cui i materiali poetici provengono per ritrovare il segno inconfondibile della loro riconsacrazione poetica per il futuro.»

Michele Cataudella, docente dell’Università di Salerno, ha detto, nella recentissima ed affollata Presentazione al Goethe Institut di questo terzo volume di versi del giovane ma già illustre scrittore ed italianista napoletano, che «Sulla rotta di Magellano è un libro straordinariamente nuovo ed originale, che lascerà un segno decisivo nella storia della poesia del `900»; ribadendo quello che già Giorgio Bàrberi Squarotti aveva scritto nella Prefazione: «Siamo di fronte a un’esperienza di poesia che non solo appare in sé di altissimo valore, ma che apre un nuovo ciclo, una nuova concezione, un nuovo modo d’esercizio del linguaggio poetico, sul fondamento saldissimo della cultura poetica che risale alla classicità ma che ha riferimenti moderni e contemporanei di grande ricchezza e sapienza. Pasanisi dimostra ancora una volta che il rinnovamento poetico più intenso e sicuro avviene nella dialettica fra risalita nella dottrina di ciò che il passato ha già proposto ed elaborato e reinvenzione di tali materiali e oltranza di variazione e di ricreazione. Di qui anche la coerenza, la continuità perfetta, la compattezza del libro, a malgrado delle tante direzioni da cui i materiali poetici provengono per ritrovare il segno inconfondibile della loro riconsacrazione poetica per il futuro.» La Bellezza non si lascia durevolmente possedere: è un evenire, un erompere nell’attimo di un dono; è una finestra sull’invisibile che ha la forma dell’armonia e della proporzione, è la concezione greca del bello. E la poesia di Roberto Pasanisi è anche una metafora della bellezza, soprattutto nell’accezione greco-latina della parola (non classicistica, dunque, ma classica, ovvero mitica: il mito è per l’autore l’archetipo per eccellenza, di là dallo spazio e dal tempo: esso si traveste negli aspetti del presente per proclamare ciò che è perenne; per cogliere, di là dal contingente trasmutare delle forme, l’essenza del fenomeno, il noumeno): il fluire luminoso e pur lieve delle immagini, ora di classica compostezza ora di barocca sovrabbondanza, la struttura equilibrata ma a tratti volutamente dissonante, `dodecafonica’ del dettato, la musicalità intensa e la ricchezza figurale del testo, la creazione di sapienti e misurati neologismi si armonizzano in effetti in un tutt’uno in cui ciascuna parte congiura alla bellezza di tutte le altre e fanno della sua poesia una delle espressioni più alte della Nuova lirica italiana.

recensione di Giuseppina de Rienzo

L’ingresso nella poesia di Roberto Pasanisi non può che avvenire attraverso i segni che l’autore stesso pone come seduzione e suadente invito: l’invenzione verbale, la citazione e il mito. Il lucido gioco delle creazioni verbali appare in primo piano, con una precisa volontà di colpire e di stupire, là dove c’è un intento di parodia e di satira, di polemica e di aggressione: come appare in Era un licantropo adolescente, ne Il ritorno di Casanova, in Una speme, in Acido lisergico, nella Serenata ad Amarillide.

Si ponga mente alla reinvenzione nell’uso o, addirittura, alla totale invenzione, ma sempre misurata, calcolata, precisa per il superiore dominio dell’intelligenza e per la sapienza elegante dell’ironia, frutto di un mirabile agio della mente e della cultura, dei termini sdruccioli all’interno di tali testi, si tratti di forme di derivazione scientifica oppure di forme del lessico antico, ripreso con la funzione essenziale di fornire gli effetti più efficaci di fonosimbolicità nel delineare il personaggio o la situazione assunti come oggetto della rappresentazione parodica. È un discorso che si compiace della propria abilità raffinata, incidendo a fondo, atraverso l’allusività dei suoni e la memoria del vocabolario raro e non frequentato da cui derivano, sull’oggetto dell’attenzione deformante della parodia. Non si tratta, di conseguenza, di un agio inventivo che sia fine a se stesso nella compiacenza della propria abilità, ma dell’uso funzionale della lingua per uno specifico genere di poesia, nel quadro delle intenzioni di Pasanisi di offrire, nella sua opera, diversi generi e forme, per un impossessamento totale degli strumenti e dei modi di fare poesia.

Questa tendenza alla totalità si esplica ulteriormente nel secondo aspetto che si rileva nella poesia di Pasanisi. La poesia è sempre stata citazione e invenzione o variazione sopra la citazione. Ma nella situazione moderna della poesia la citazione o è diventata omaggio oppure si presenta in falsetto, con un’increspatura di parodia o con il suggerimento all’interno della citazione stessa che i confini del dicibile sono stati ormai raggiunti, e l’artista di oggi non può fare altro che riscrivere ciò che già è stato scritto. Pasanisi offre una soluzione diversa, nel senso che ricupera la serietà della citazione come punto di partenza per andare oltre in una gara determinatamente rigorosa con gli esempi del passato, per giungere anche soltanto di un passo più in là rispetto al punto in essi raggiunto, e aprire allora un itinerario ultriore, la possibilità o l’ipotesi di un viaggio al di là delle colonne d’Ercole del detto, in un oceano in cui rischiare la propria virtù e la propria conoscenza. Penso all’incipit montaliano di Delia, un amore, che si prolunga nella trepida e gioiosa celebrazione amorosa, su un registro totalmente diverso dal testo di Montale; penso alla callida junctura della narrazione del mito di Apollo e Dafne, propria di d’Annunzio, e della forte scansione delle immagini rilevate nettamente l’una accanto all’altra, senza subordinazione quasi di tempo e spazio, di Lorca, in un componimento come Apollo. E penso alla suggestione leopardiana che apre Serenata, che si conclude nella limpida e quieta dichiarazione d’amore, oppure alla trama lievissima delle citazioni da Cardarelli, da Montale, dall’epigrammatica classica che è in Leggera mi guardavi, che si compone poi nella quieta tragicità della conclusione bellissima: «Ma se il mio canto giungerà fino all’Averno, / ove io lentamente mi discendo, / allora, forse, non ho sofferto invano…»; oppure ancora alla Diotima di Hölderlin rievocata in Frammento, a Diotima, che è il componimento di Pasanisi in cui più il pensiero addensa concetti, fatti, immagini luminose e, al tempo stesso, nel fondo enigmatiche. Siamo, allora, dentro un fervido agonismo poetico, che si serve della citazione e dell’allusione anche rapida per proporre la propria originalità, che vuole avere solidissime fondamenta per continuare al di là del punto raggiunto, sulla rotta di Magellano, in una navigazione poetica che, nell’allegoria della circumnavigazione della terra, intende dichiarare la propria ricerca di totalità, di assolutezza.

Non è il giro intorno alla propria stanza o un viaggio in questa o quella plaga del mondo reale o immaginario, ma è quello che abbraccia ogni contrada della carta geografica o della mente, e allora ecco la terza componente della poesia di Pasanisi: il mito. Non si tratta soltanto del mito classico,che pure è presente con le sue figure esemplari come Achille, Apollo, Ero e Leandro, ninfe, Leda, Venere, Zeus e altri ancora, magari un poco celati fra le pieghe delle allusioni, ma sono anche quelli della fantascienza (Alphaville) oppure quelli del West visto dalla parte dei vinti (Geronimo, allora, Cavallo pazzo, Toro seduto, Buffalo Bill). C’è da dire che ogni occasione o situazione o tema poetico tende a diventare, per Pasanisi, mito, cioè esempio assoluto, anche se si tratta di un motivo d’amore o di una contemplazione di paesaggi terrestri o celesti o addirittura soltanto di una fotografia. Penso a componimenti di splendida evidenza d’ammonizione e di esempio come Caccia alla volpe o come È la vita che se ne va o come E tristemente se ne vanno i nostri giorni, dove il lessico fra ermetico e montaliano lievita subito nel segno assoluto della lezione della vita e della morte strettamente congiunte in ogni esperienza, in ogni moto dell’anima, in ogni oggetto e luogo del mondo come della letteratura. Uno dei caratteri, infatti, di tale sublimazione a mito delle occasioni poetiche è dato dalla capacità di trasfigurare nella creazione di un mondo alternativo di significati e di valori le cose della vita, del mondo, della letteratura, tutte dalle loro diverse origini chiamate a costituire le allegorie supreme del vero.

Poesia certamente di stati d’animo, di sensazioni anche, di luoghi e cieli, è quella di Pasanisi, ma soprattutto poesia di idee, onde anche il madrigale amoroso diviene, per la forma concentrata del pensiero che regge ogni elemento del discorso, la forma dell’amore in sé, quella che è l’attingimento, con le parole elette e perfettamente scandite della tradizione letteraria, dell’archetipo stesso dell’amore in versi (o, in altri casi, del viaggio o della ballata epica o della storia). Siamo, insomma, di fronte a un’esperienza di poesia che non solo appare in sé di altissimo valore, ma che apre un nuovo ciclo, una nuova concezione, un nuovo modo d’esercizio del linguaggio poetico, sul fondamento saldissimo della cultura poetica che risale alla classicità ma che ha riferimenti moderni e contemporanei di grande ricchezza e sapienza. Pasanisi dimostra ancora una volta che il rinnovamento poetico più intenso e sicuro avviene nella dialettica fra risalita nella dottrina di ciò che il passato ha già proposto ed elaborato e reinvenzione di tali materiali e oltranza di variazione e di ricreazione. Di qui anche la coerenza, la continuità perfetta, la compattezza del libro, a malgrado delle tante direzioni da cui i materiali poetici provengono per ritrovare il segno inconfondibile della loro riconsacrazione poetica per il futuro.

Prefazione di Giorgio Bàrberi Squarotti

Se per mé, padano infilato coi piedi ‘n d’la fanga, sudeuropeo o nordmediterraneo, Napoli, indiscussa capitale, può rappresentare il meridione, il mio meridione; la mia mano sinistra che tiene contemporaneamente la pagnotta ed il cacio mentre la destra impugna il serramanico col quale, dopo aver morso l’una, incido l’altro per poi portarne alla bocca la fettina stretta fra il pollice e la lama; quella parte di me da tenere ben distinta ma dalla quale non voglio separarmi; questo meridione io ritrovo nella poesia di Pasanisi. Quella sua città che più volte compare, isolata da un alone di luce lieve nella notte, sorretta da riflessi sull’acqua, estrapolata da un preciso contesto geografico, quasi fluttuante in uno spazio libero; città in navigazione (alla deriva?), più veicolo che abitazione, io la riconosco.

(Disse: “Sopra di noi, su quel terrazzo, cresceva il famoso pino; ma la vista è più bella da qui. Guarda!” Mi disse da Posillipo. “Che splendore il Golfo e la Città che pare scivolarvi.” Mentre appoggiato al parapetto della strada, come un contadino che carezza la punta delle spighe, stendeva la mano per carezzare qualcosa che saliva; quel qualcosa che io, circospetto e un po’ randagio, avevo annusato per i vicoli.)

Anche il tempo pare estrapolato dal contesto troppo scandito dai quarzi: nel riferimento ai miti più lontani, nell’uso dei verbi al passato, l’Autore induce nel lettore come l’aspettativa di un futuro che non viene mai nominato, indicibile forse, forse inimmaginabile, ma del quale egli sembra avere una forte intuizione. (Invece mi pare, solo mi pare, che i verbi al futuro siano adoperati in modo da mantenere quasi subliminalmente un contatto col passato, ripeto mi pare.) Ma dove più si nota questa estrapolazione dal contesto, verso il quale presumibilmente scarseggiano da parte dell’Autore le occasioni di dialogo, è nell’uso del linguaggio; in alcuni casi, in Ariel e sopratutto nel non detto che sta nel rapporto-confronto fra Una speme e Serenata ad Amarillide, ed anche, forse meno, in Ellade; la ri-generazione, la ri-creazione (l’invenzione?), si fonda su di un presupposto tale da reggere da solo tutto il teorema, senza bisogno di appoggiarsi a nulla al di fuori.

Un discorso a parte si potrebbe (si dovrebbe?) fare sulla verità, sulla menzogna, sull’ambiguità presenti nella poesia di Roberto Pasanisi, sarebbe certamente lungo ed irto di trappole, tuttavia potrebbe essere tentato, dopo adeguata preparazione fisica; per agevolare questa preparazione anche nell’eventuale lettore avventuroso consiglio la rilettura di Canzone a San Giustino dopo aver letto la serie dedicata ai personaggi più intrepidi della storia-letteratura.

Sicuramente di grande importanza la sezione delle traduzioni; purtroppo il mio piede malcerto non mi permette che di ascoltare, di sentire sulla pelle che s’accappona: del Francese, l’affabulazione delle sonorità, e l’infinita perdizione dello Spagnolo.

Immaginate; nell’immobilità imposta dal silenzio, col verde oliva della tela, frusta ma ancora grezza, che contamina la pelle; l’umido che prevarica il sudore giù per la barba incolta; il guizzo di una goccia che, lungo l’incavo di una foglia, corre verso le labbra, e la speranza, il desiderio di sentire ancora parole:

ocultaba distancias
de misterio y silencio,
largas miradas nocturnas,
una secreta asonancia de corazones…

recensione di Francesco Mandrino
Rassegna Stampa – Principali Recensioni

Gianni Bartocci, Recensione a Roberto Pasanisi, Sulla rotta di Magellano (Prefazione di Giorgio Barberi Squarotti), Istituto Italiano di Cultura, Napoli, 1996, in “Pietraserena”, VII, 28-29, 1996-97, p. 133;
Giovanni Cappuzzo, Recensione a Roberto Pasanisi, Sulla rotta di Magellano, Napoli, Edizioni dell’Istituto Italiano di Cultura, 1996, in “Arenaria”, XXIV, 35-36, 1996, pp. 71-72;
Rosa Berti Sabbieti, Recensione a Roberto Pasanisi, Sulla rotta di Magellano, Napoli, Istituto Italiano di Cultura, 1996, in “Riscontri”, XVIII, 3-4, 1996, pp. 123-124;
Giuseppina De Rienzo, Roberto Pasanisi, Sulla rotta di Magellano, Napoli, Edizioni dell’Istituto Italiano di Cultura di Napoli, 1996, in “Genius”, 14, novembre-dicembre 1996, p. 34;
Antonio Libonati, Nel segno della poesia. Appuntamento al Goethe Institut, “Roma”, 13/XI/1996, p. 3;
Mary Attento, Onore alla poesia stasera al Goethe. Roberto Pasanisi, Sulla rotta di Magellano, Edizioni dell’Istituto Italiano di Cultura di Napoli, “Il Giornale di Napoli”, 14/XI/1996, p. 13;
Tiziana Alterio, Servizio sulla Presentazione di Sulla rotta di Magellano ed Intervista a Roberto Pasanisi, in “Videogiornale”, Canale 21, 15/XI/1996 (h 23);
Tiziana Alterio, Servizio sulla Presentazione di Sulla rotta di Magellano ed Intervista a Roberto Pasanisi, in “Videogiornale”, Canale 21, 16/XI/1996 (h 14);
Aristide La Rocca, Roberto Pasanisi. Sulla rotta di Magellano. Prefazione di Giorgio Bàrberi Squarotti, con due appendici, in “Hyria”, XXIV, 77-78, 1996-97, pp. 49-50;
Giuseppina De Rienzo, La rotta di Magellano. Roberto Pasanisi e la nuova lirica. Il terzo volume di un’opera che segna il rinnovamento poetico italiano. Un libro nuovo e originale di grande valore. Segna un ciclo nella poesia italiana, “Roma”, 28/XII/1996, p. 3; Carlangelo Mauro, Viaggiando sulla rotta di Magellano. Poesia. Parla Roberto Pasanisi, autore di un volume edito dall’Istituto Italiano di Cultura, “Il Giornale di Napoli”, 7/I/1997, p. 13;
Constantin Frosin, Pe urmele lui Magellan, in “Jurnal Universitar” [“Rivista Universitaria”] (Università “Anghel Rugina”, Galati, Romania), V, 21, 1997, p. 8;
Pasquale Brucci, Sulla rotta di Magellano, in “Insieme con voi”, IV, 5, 2/II/1997;
Sulla rotta di Magellano, “Roma”, 9/II/1997, p. 13;
Pasquale Agoretti, Roberto Pasanisi – Sulla rotta di Magellano – edizioni ICI, in “Casoria Oggi”, III, 25, 23/II/1997, p. 9;
Gianni Bartocci, Roberto Pasanisi, Sulla rotta di Magellano, in “Alla Bottega”, XXXV, 2, 1997, pp. 60-61;
Luigi Fontanella, Recensione a Roberto Pasanisi. Sulla rotta di Magellano. Napoli: Edizioni del’Istituto Italiano di Cultura di Napoli, 1996, in “Forum Italicum” (A Journal of Italian Studies) (Stony Brook, New York, U.S.A.), XXXI, 1, 1997, pp. 290-292;
Franco Trifuoggi, Con Roberto Pasanisi sulla rotta di Magellano, in “L’impegno”, XVII, 2, marzo-aprile 1997, p. 3;
Constantin Frosin, Roberto Pasanisi. Pe urmele lui Magellan, in “Revista V” [“Rivista V”] (editata de Uniunea Scriitorilor din Romania) (Focsani, Romania), VIII, 1, 1997, p. 8;
Ninnj Di Stefano Busà, Roberto Pasanisi, La rotta di Magellano, in “La clessidra”, 2, 1997, pp. 76-77;
Giuseppina Cotena, Libri. Sulla rotta di Magellano. Pubblicato un nuovo volume di versi di Roberto Pasanisi, in “Album”, II, 4, 1997, p. 55;
Mary Attento, Luoghi persi nella memoria. Poesia. A colloquio con Umberto Piersanti, ospite dell’«Omaggio a Ciccio Capasso» a San Paolo Belsito, “Il Giornale di Napoli”, 7/VI/1997, p. 12;
Luigi Bianco, Roberto Pasanisi, Sulla rotta di Magellano, in “I medicanti”, giugno 1997, inserto;
Roberto Fanecco, «Sulla rotta di Magellano» di Roberto Pasanisi, in “GSA-Master News”, XI, 11-12, giugno 1997, p. 15;
Brandisio Andolfi, Recensione a Roberto Pasanisi, Sulla rotta di Magellano, Napoli, Edizioni dell’Istituto Italiano di Cultura di Napoli, 1996, in “Pomezia Notizie”, luglio 1997, pp. 16-18;
Enrico Bagnato, In viaggio sulla rotta di Magellano. E uscita l’ultima raccolta di poesie di Roberto Pasanisi. Un orizzonte poetico, quello di Pasanisi, che spazia a 360 gradi per cogliere la svariante magia del fenomenico attraverso suoni e parole…, “Roma”, 30/IX/1997, p. 3;
Orazio Tanelli, Notizie varie, in “Il Ponte Italo-Americano” (New York, U.S.A.), VIII, 4, 1997, p. 37;
«Sulla rotta di Magellano» poemario (trilingue) de Roberto Pasanisi, in “La Brocha” [“Il Pennello”] (Gijon, Spagna), XIV, 137, 1997, p. 6;
Claudio Di Frenna, Raccolta di stati d’animo ma soprattutto di idee. Poesia. Il terzo libro di Roberto Pasanisi, in “Il Denaro”, VII, 37, 11-17/X/1997, p. 46;
Orazio Tanelli, Nuovi libri. Recensione a Roberto Pasanisi, Sulla rotta di Magellano, Ed. Istituto Italiano di Cultura di Napoli, 1996. Prefazione di Giorgio Barberi Squarotti, in “Il Ponte Italo-Americano” (New York, U.S.A.), VIII, 5, 1997 (special issue), p. 31;
Enrico Bagnato, Osservatorio libri, in “La Vallisa”, XVI, 47-48, 1997, p. 105;
Davide Argnani, Segni e segnali alla fine del millennio, in “L’ortica”, XIII, 69, 1998, p.22;
Giorgio Barberi Squarotti, Recensione a Roberto Pasanisi, Sulla rotta di Magellano, Napoli, Istituto Italiano di Cultura, in “Atelier”, III, 9, 1998, p. 80;
Santino Spartà, I libri del mese. R. Pasanisi, Sulla rotta di Magellano, Ed. Istituto Italiano di Cultura di Napoli, Napoli 1997 (Intervista), in “Dossier”, XI, 113, 1998, p. 48;
Giorgio Bàrberi Squarotti, Recensione a Sulla rotta di Magellano, Napoli, Edizioni dell’Istituto Italiano di Cultura di Napoli, 1996, in “Nuove Lettere”, X, 11, 1999, pp. 168-170;
Michele Miscia, Una bussola della cultura. Roberto Pasanisi, tra spazio e tempo. “Sulla rotta di Magellano” lavoro letterario di Roberto Pasanisi. Un viaggio nel mito sulla scia di un lucido gioco delle creazioni verbali, in “il Corriere del Sud”, VI, 119, 15-28/II/1999, p. 8;
Francesco De Napoli, Recensione a Roberto Pasanisi, Sulla rotta di Magellano, Poesie, Napoli, Istituto Italiano di Cultura, 1996, in “Paideia. Quaderni di Poesia”, III, 7, 1999, p. 52;
Miranda Clementoni, Roberto Pasanisi – “Sulla rotta di Magellano” – Edizioni dell’Istituto Italiano di Cultura di Napoli, in “Miscellanea”, XIII, 3, maggio-giugno 1999, p. 20;
Carlo Chionne, Recensione a Roberto Pasanisi, Sulla rotta di Magellano, Edizioni dell’Istituto di Cultura di Napoli, 1996, in “Studi d’Italianistica nell’Africa Australe (Italian Studies in Southern Africa)”, XII, 2, 1999, pp. 100-101;
Gianni Bartocci, Sulla rotta di Magellano, in “L’attualità”, IX, 1, 2000, p. 7;
Massimiliano Spanu, Tre volumi napoletani. Brodskij, Pasanisi, Squarotti…, in “Fucine Mute Webmagazine” (www.fucine.com), 19, settembre 2000,
Giorgio Barberi Squarotti, Sulla rotta di Magellano, in “Fucine Mute Webmagazine” (www.fucine.com), 19, settembre 2000.

Rassegna Stampa – Principali Notizie

Istituto Italiano di Cultura di Napoli, in “Album”, I, 1, XI/1996, p. 49;
Inaugurazione, in Taccuino, “Il Mattino”, 14/XI/1996, p. 28;
Istituto Italiano di Cultura, in Le ore della città, “Il Giornale di Napoli”, 14/XI/1996, p. 10;
Laboratorio, in Oggi e Domani, “la Repubblica”, 14/XI/1996, p. XIV;
“Videogiornale”, Canale 21, 14/XI/1996;
Istituto Italiano di Cultura, in Le ore della città, “Il Giornale di Napoli”, 15/XI/1996, p. 16;
Poesia. Un laboratorio permanente, “Il Tempo”, 15/XI/1996, p. 31;
Libri, riviste e cataloghi ricevuti, in “Mail Art Service”, IV, 15, 1997, p. 11;
Sulla rotta di Magellano, “Repubblica”, 10/II/1997;
Libri, “Repubblica”, 11/II/1997, p. VIII;
Libri, “Repubblica”, 12/II/1997, p. XIV;
“Porto Franco”, IX, 32, 1997, p. 10;
“Le Borée” (Billy Montigny, Francia), IL, 210, 1997, p. 5;
Books received, in “YIP. Yale Italian Poetry” (New Haven, U.S.A.), I, 1, 1997, p. 156;
Books received, in “YIP. Yale Italian Poetry” (New Haven, U.S.A.), II, 1, 1998, p. 171.

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