Tutte le parole del mondo, Anna Rotunno

Tutte le parole del mondo

dai loro nascondigli

per me stanasti un giorno,

e d’improvviso le cose fiorirono,

polloni spuntarono da inerti fibre

di materia muta,

pulsarono le vene

di suoni vorticosi

e a Morte solamente

venne a mancare un nome.

 

Che danze e che deliri

quel giorno intorno al mondo!

Ma tu che nome avevi?

Io questo non  ricordo

e saperlo più non può

chi ha il cuore sordo.

 

Sunt lacrimae rerum:

era per questo che piangevo

quando snocciolavi sillabe

come perle che si sfilano

da lunghissime collane

scrosciando in risa arcane

sugli immensi selciati

di tutti gli anni andati.

 

 

Rerum lacrimae sunt ,

e tutte le conoscevo

dal suono che facevano

quando cadevano giù,

anche se di più amai

quelle che non caddero mai,

torcendosi in viticci

sulle corde vocali,

sfibrate poi dai mali

dei comuni nomi esiziali…

 

 

Tutte le parole del mondo

dai loro nascondigli

per me stanasti un giorno,

tinte di colori vermigli.

Come topi danzavano

al suono del magico flauto:

fin qui le attirasti, tu incauto,

fin dentro ai recessi del cuore,

colpito da fiero dolore,

di poi, nel verbo che muore…

 

 

Conobbe allora il mondo

le sillabe  di creta

di cui ogni cosa è fatta:

emersero dal fondo

d’ogni visione intatta

e il mondo sulla groppa

d’ asino gigantesco

le lasciò galoppare,

il peso ad alleviare

di soma iniqua assai,

che assai però più greve

è ritornato, ormai.

 

Tutte le parole del mondo

dai loro nascondigli

per me stanasti un giorno,

ma poi le seppellisti

fra i rottami più tristi.

Un sol nome lì intorno

tu  volesti salvare:

era quello di Morte,

che riprese a volare.

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